Vita futura (W.C. Menzies, 1936)
Vita futura (Things to come)
di William Cameron Menzies – GB 1936
con Raymond Massey, Cedric Hardwicke
*1/2
Visto in DVD, con Martin e Albertino.
Un visionario spaccato della storia futura, caratterizzato dalla contrapposizione fra barbarie e progresso e ispirato a un romanzo di H.G. Wells. Interessante in alcune parti, noioso in molte altre, non è male visivamente ma pecca dal punto di vista della sceneggiatura, confusa e poco appassionante. La pellicola inizia nel 1940, quando scoppia la guerra mondiale (il film è del 1936, ma probabilmente era fin troppo facile prevedere cosa sarebbe accaduto di lì a pochi anni). Contro ogni previsione, però, il conflitto dura per molti decenni fino al 1966, lasciando il paese nel caos e praticamente cancellando la civiltà. Segue un periodo di barbarie, che ricorda scenari post-catastrofici come quelli di "Mad Max": carenza di materie prime e città-stato governate da dittatori in guerra fra loro. Un'elite di scienziati riuscirà però a riunificare il pianeta, non più nel nome della politica e dell'economia, ma in quello del progresso e dell'utopia scientifica. Nel 2036, l'umanità vivrà in moderne megalopoli in stile "Metropolis" e si appresterà a conquistare le stelle (progettando di raggiungere la Luna per mezzo di un "cannone spaziale" che ricorda quello descritto da Giulio Verne in "Dalla Terra alla Luna"). Ma ci sarà sempre chi vorrà porre fine al progresso. La pellicola è corale, e più che sui singoli personaggi si concentra su temi e ambientazioni. Non male, per l'epoca, le scenografie e gli effetti speciali (d'altronde Menzies era uno scenografo, e questo fu il suo primo film). Ma ci sarebbe voluta una trama più interessante per legare insieme tutto il materiale.
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