17 ottobre 2022

Thaïs (Anton Giulio Bragaglia, 1917)

Thaïs
di Anton Giulio Bragaglia [e Riccardo Cassano] – Italia 1917
con Thaïs Galitsky, Ileana Leonidoff
*1/2

Visto su YouTube.

La contessa Vera "Nitchevo" Preobrajenska, nota nei circoli letterari con lo pseudonimo Thaïs (come il personaggio dell'opera di Massenet, ispirato a Santa Taide, e non alla Taide di Terenzio e Dante), ama i giochi e le feste, dove si prende gioco dei suoi numerosi corteggiatori. Fra questi spiccano Oscar, puro e dall'animo nobile, e il Conte di San Remo, di cui è innamorata la sua amica Bianca, danzatrice e cavallerizza. Quando Thaïs, per divertimento, seduce il Conte, Bianca per disperazione si lancia in una corsa disperata a cavallo, cade e muore. Per espiare il rimorso, anche Thaïs si suicida, rinchiudendosi nella "stanza segreta" della propria villa e riempendola di gas velenoso. Unico dei quattro film realizzati da Bragaglia nel 1917 a essere sopravvissuto, almeno in parte (l'unica copia esistente, con i titoli in francese, intitolata "Les possédées" e conservata nella Cinémathèque française di Parigi, dura 35 minuti contro i 60 della versione originale, stando al visto della censura), il film è considerato da alcuni critici come un esempio di "cinema futurista", corrente che Bragaglia ammirava e sosteneva, pur non avendo sottoscritto il "Manifesto del cinema futurista" proposto da Marinetti nel 1916. In realtà, a parte le interessanti scenografie ideate dal pittore Enrico Prampolini per la villa di Thaïs (con forme geometriche, astratte o decorative sulle pareti, come labirinti, triangoli, cerchi ed enormi occhi) e una certa libertà di linguaggio, c'è poco di innovativo, sperimentale, simbolico o appunto futuristico nella pellicola e nella vicenda che racconta, un melodramma poco interessante e realizzato in maniera alquanto amatoriale, se paragonato ad altri film girati in contemporanea (senza scomodare i kolossal di Pastrone, basti pensare a Nino Oxilia). I surrealisti, negli anni venti, produrranno pellicole ben più estreme. Qui c'è carenza dal punto di vista narrativo e, soprattutto, cinematografico: i numerosissimi cartelli si assumono il compito di fare ordine e raccontare una storia che le immagini, con sequenze brevi, statiche (con poche eccezioni, per lo più nel finale: la sequenza della cavalcata di Bianca e quella del suicidio di Thaïs) e slegate le une dalle altre, suggeriscono soltanto. Non aiuta la scarsa qualità della copia esistente (mai restaurata ufficialmente). Le due protagoniste erano attrici teatrali russe.

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