9 ottobre 2022

A ciascuno il suo (Elio Petri, 1967)

A ciascuno il suo
di Elio Petri – Italia 1967
con Gian Maria Volonté, Irene Papas
***

Visto in TV (RaiPlay).

In un paesino siciliano (mai menzionato, ma è Cefalù), Arturo Manno (Luigi Pistilli), farmacista locale e noto "sciupafemmine", riceve misteriose lettere anonime che lo minacciano di morte. Quando viene ucciso durante una battuta di caccia insieme all'amico Roscio, tutti pensano a un "delitto d'onore" (vengono sospettati i parenti di una servetta con cui aveva una relazione) e che Roscio sia rimasto coinvolto solo in quanto testimone. Ma Paolo Laurana (Gian Maria Volonté), insegnante e amico delle due vittime, comincia a indagare per proprio conto, insospettito dal fatto che le lettere anonime ricevute da Arturo erano state confezionate con ritagli de "L'osservatore romano", una lettura improbabile per dei poveri contadini; e scopre che forse era proprio Roscio il vero obiettivo dell'agguato, avendo minacciato di rivelare i loschi traffici dell'avvocato Rosello (Gabriele Ferzetti), influente notabile del paese e cugino di sua moglie Luisa (Irene Papas)... Tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, è il primo film di Elio Petri insieme a Volontè e allo sceneggiatore Ugo Pirro, con i quali collaborerà nei suoi capolavori successivi, come "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto". E dietro le apparenze di un normale giallo (oggi diremmo "alla Camilleri"), il film affronta temi simili proprio a quelli di quei lavori, a cominciare dal potere strisciante e nascosto che si alimenta e si auto-protegge, di fronte al quale un cittadino onesto ma ingenuo – per quanto ben intenzionato – come il protagonista (un insegnante riservato, di simpatie comuniste, considerato "antisociale" dai poteri forti) non ha scampo ed è destinato a soccombere, vittima di un mondo molto più complesso di quanto poteva immaginare (il fatto che la realtà non è così semplice come appare a prima vista è un altro dei temi chiave del cinema di Petri). Siamo in Sicilia, e dunque viene spontaneo pensare alla mafia: ma non quella che assume la forma (spesso stereotipata) dell'organizzazione criminale, bensì della mafia delle piccole cose, delle "amicizie", dei rapporti clientelari o di forza, delle paure e dell'omertà, delle chiacchiere di paese e dell'ossessione per le apparenze sociali, della gente "che sa" e che però rimane in piazza a non fare niente, della continua ricerca di raccomandazioni (per lavorare o per... non farlo). Molto dinamica la regia, che ricorre di frequente a zoom, carrellate e panoramiche. Nell'ottimo cast anche Salvo Randone (il padre di Roscio, oculista cieco), Mario Scaccia (il parroco senza vocazione) e Laura Nucci (la madre di Paolo). Musiche "morriconiane" di Luis Bacalov. Il titolo è la traduzione del motto latino "Unicuique suum", presente appunto sotto la testata dell'"Osservatore romano". Nel 1976 Petri dirigerà un altro adattamento da Sciascia, sempre con Volontè come protagonista: "Todo modo".

2 commenti:

Elfoscuro ha detto...

Non si può non amare il cinema di Petri. Unico e non ripetibile nella sua natura artistica.

Christian ha detto...

Sì, è davvero un regista di grande spessore. I suoi film con Volontè, in particolare, sono memorabili.