1 aprile 2022

L'âge d'or (Luis Buñuel, 1930)

L'età dell'oro (L'âge d'or)
di Luis Buñuel – Francia 1930
con Gaston Modot, Lya Lys
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Rivisto su YouTube.

Il secondo lavoro surrealista di Buñuel dopo "Un chien andalou" è un film di 62 minuti, stavolta parzialmente sonoro, anch'esso cominciato in collaborazione con Salvador Dalì: ma i due litigarono durante la lavorazione, per ragioni sia artistiche che politiche, e il risultato finale è da attribuirsi quasi esclusivamente al regista spagnolo (di Dalì rimangono alcuni spunti nella sceneggiatura). In seguito al clamore suscitato dal corto precedente, la pellicola (costata un milione di franchi) venne finanziata dal visconte Charles de Noailles, che ogni anno commissionava un film come regalo di compleanno per la moglie Marie-Laure, patrona delle belle arti. I due nobili però se ne pentiranno, visto che la pellicola, grottesca e dissacrante, non fu accolta con la stessa benevolenza della precedente e, anzi, suscitò scandalo, rigetto e forti controversie, al punto che i visconti furono pesantemente criticati dal resto dell'aristocrazia francese (e persino minacciati di scomunica dal Vaticano!). Dopo molte proteste e alcuni atti di teppismo verso i cinema che lo proiettavano, il film venne vietato a Parigi dalla polizia per "motivi di ordine pubblico" e sparì dalla circolazione per diversi decenni. Nonostante la sua natura surrealista e onirica, non è in effetti privo di momenti provocatori e immagini dal "brutale impatto visivo", in chiave antiborghese e anticlericale: in particolare il finale, che accosta la figura di Gesù Cristo a quelle dei protagonisti de "Le 120 giornate di Sodoma" del marchese De Sade. Anche l'incipit è spiazzante, ma per altri motivi: un documentario sugli scorpioni. Il blocco centrale racconta invece, a modo suo, un'altra storia di amore e di passione, stavolta velata di critica antiborghese, un invito a rompere gli schemi e a rifiutare le regole ipocrite e arbitrarie della "buona società", soprattutto se imposte da istituzioni politiche o astratte che ostacolano l'amore puro dei due protagonisti. Una coppia si abbraccia per terra, fra il fango, creando scompiglio e disturbando una cerimonia pubblica, tanto da essere separata a forza dagli astanti. L'uomo, ammanettato e portato via, viene infine rilasciato. Si introduce allora nel palazzo dove una famiglia aristocratica sta dando un ricevimento. Qui ritrova la sua amata, la figlia dei marchesi, appartandosi con lei nel giardino della villa. Per tutto il film vediamo l'uomo infrangere ogni regola di buon comportamento: scalcia un cagnolino, picchia un cieco, schiaffeggia la marchesa, ecc. E non mancano altri momenti provocatori: celebre, per esempio, una frase di Lya Lys: "Che gioia, che gioia aver assassinato i nostri figli!". Quanto alle sequenze più surreali, spesso di ispirazione pittorica, rimangono impressi gli scheletri degli arcivescovi che pregano fra le montagne, la mucca seduta sul letto della donna come se fosse un cagnolino, l'uomo che in preda alla rabbia getta dalla finestra – in sequenza – un albero in fiamme, un vescovo e una giraffa (!)... per non parlare degli insoliti raccordi fra una sequenza e l'altra: dalle montagne infestate dai briganti, per esempio, si passa, a volo d'uccello, a "Roma imperiale", costruita letteralmente in un giorno. Fra gli attori si riconoscono artisti come Max Ernst e Josep Llorens Artigas. La colonna sonora è composta da musica classica, con brani di Beethoven, Mendelssohn, Mozart e Schubert, mentre al ricevimento dei marchesi l'orchestra suona il Liebestod di Wagner (lo stesso brano che accompagnerà "Un chien andalou" nella sua riedizione).

3 commenti:

SamSimon ha detto...

Sembra un bel delirio da come lo descrivi... Non ho ancora avuto occasione di guardare qualcosa di buñuel.

Christian ha detto...

Buñuel è unico nel suo genere, ed è da sempre nella top five dei miei registi preferiti... Da questi suoi primi lavori surrealisti, a quelli del periodo messicano (come "I figli della violenza", "Estasi di un delitto" o "L'angelo sterminatore") fino ai capolavori tardivi (come "Bella di giorno", "Il fascino discreto della borghesia", "Il fantasma della libertà"), ogni suo film è geniale e ricchissimo di spunti!

SamSimon ha detto...

Prima o poi esplorerò la sua filmografia, sono sicuro che almeno qualcosa mi piacerà!