8 marzo 2020

La donna è donna (J.L. Godard, 1961)

La donna è donna (Une femme est une femme)
di Jean-Luc Godard – Francia 1961
con Anna Karina, Jean-Claude Brialy
**1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

La giovane spogliarellista Angela (Anna Karina) vorrebbe un figlio dal ragazzo con cui convive, Émile (Jean-Claude Brialy). Al rifiuto di questi, minaccia di accettare le avances di Alfred (Jean-Paul Belmondo), l'amico che la corteggia da sempre. Il terzo lungometraggio di Godard, nonché il suo primo film a colori (a predominare sono il blu, il bianco e il rosso, ovvero i colori della bandiera francese) è solo apparentemente una commedia leggera e impertinente, piena di momenti curiosi e sopra le righe, e caratterizzata da una colonna sonora (di Michel Legrand) che sottolinea continuamente le azioni e i dialoghi dei personaggi (c'è chi l'ha definita un tributo alla commedia musicale americana: la stessa Angela sogna di fare parte di un film di questo tipo e nomina Cyd Charisse, Gene Kelly e Bob Fosse, mentre Godard ha detto: "Non è una commedia musicale in senso stretto, ma non è un film semplicemente parlato. È un rimpianto sul fatto che la vita non sia in musica"). In realtà è uno dei primi film della Nouvelle Vague a essere consapevole di far parte di un movimento, tanto che cita in continuazione le precedenti pellicole di Truffaut e dello stesso Godard: Belmondo dice che in televisione danno "Fino all'ultimo respiro", incontra in un bar Jeanne Moreau e le chiede "Come va con Jules e Jim?", mentre la Karina afferma di aver visto "Sparate sul pianista" e ascolta al juke box la musica di Charles Aznavour (in una scena bella e lunghissima, mentre guarda una foto di Émile con un'altra donna). L'aria che si respira, in effetti, è giovane e sbarazzina, ben diversa da quella delle pellicole dell'immediato dopoguerra. I personaggi si spogliano, litigano, fanno l'amore o parlano di insicurezze, verità e tradimenti con grande libertà e senza alcun moralismo, mentre la trama non sembra seguire alcun cliché di genere e si dipana invece disorganizzata e svagata come la vita vera (o come una jam session di jazz). Non manca poi lo stile, che gioca a destrutturare il linguaggio cinematografico, con i primi evidenti godardismi: gli sguardi in macchina (spesso i personaggi parlano con gli spettatori o ne cercano la complicità), le scritte sullo schermo... Fra le scene memorabili, quelle in cui Angela ed Émile, avendo litigato e non volendo più parlarsi, dialogano e si insultano attraverso i titoli dei libri che hanno in casa. "Non so se questa è una commedia o una tragedia, però è un capolavoro", commenta Brialy. Da vedere in lingua originale con sottotitoli: l'edizione italiana, oltre a non rendere il gioco di parole finale ("Tu es infâme", "Non, moi je suis une femme"), elimina alcune sequenze e altera il montaggio sonoro.

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