15 luglio 2018

L'uomo che vide l'infinito (Matt Brown, 2015)

L'uomo che vide l'infinito (The Man Who Knew Infinity)
di Matt Brown – GB 2015
con Dev Patel, Jeremy Irons
*1/2

Visto in divx.

All'inizio del ventesimo secolo, e alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, il matematico britannico G. H. Hardy (Irons) invita al Trinity College di Cambridge l'autodidatta indiano Srinivasa Ramanujan (Patel), che da Madras gli aveva inviato alcuni suoi appunti, ricolmi di teoremi e di idee rivoluzionarie ma esposte in maniera confusa. Scoprirà che Ramanujan ha un talento puro e unico per la matematica e le connessioni fra i numeri, ma anche che la mancanza di formalismo, di rigore e di linguaggio comune (oltre che, ovviamente, la sua provenienza) rischiano di impedirgli di essere accettato come quel genio che è. Un biopic alquanto piatto e convenzionale, che non rende giustizia a un personaggio straordinario come è stato Ramanujan. Come quasi tutti i film sui matematici, si concentra piu sul lato umano del protagonista che non sull'oggetto dei suoi studi, descritti in modo vago e generico, e non riesce a far capire allo spettatore non solo la bellezza della matematica o la magia della teoria dei numeri (di cui si vede ben poco, solo pochi concetti buttati lì senza approfondimenti, con l'unica eccezione di un accenno alla formula delle partizioni) ma nemmeno l'eccezionalità del personaggio. E così ci si limita al ritratto dell'indiano "fuori posto" in Inghilterra (dove il fatto che sia un matematico anziché qualsiasi altra cosa ha poca importanza) e al dualismo fra la sua fiducia in un'intuizione quasi divina ("Un'equazione non significa nulla per me se non esprime un pensiero di Dio") e l'esigenza di un formalismo rigoroso (basato sulle dimostrazioni) da parte del suo mentore ateo. Le ottime prove attoriali di Dev Patel e (soprattutto) di Jeremy Irons sono le cose migliori di un film che per il resto è convenzionale nella regia, patinato nella fotografia, melenso nella musica e sfilacciato nella sceneggiatura (le parti con la moglie e la madre, rimaste in India, distraggono da quello che in fondo è l'argomento centrale: non la vita o l'opera di Ramanujuan ma il suo rapporto con Hardy e con l'Inghilterra). Toby Jones è John Edensor Littlewood, Jeremy Northam è Bertrand Russell, Stephen Fry è sir Francis Spring.

4 commenti:

'se fossi fuoco arderei il mondo' ha detto...

esulo dal contesto di questo film per scrivere due righe..
mi sembra che tu sia l'unico che se ne intende di cinema..almeno qui sul blog..
pensavo di averne trovato un altro..di intenditore..ma mi sbagliavo..
puoi leggere dei miei film preferiti dal mio profilo..
aspetto un tuo confronto..
Grazie

Christian ha detto...

Ciao e grazie del commento! :)
Quando si parla di cinema (come di arte in generale), in realtà, andrebbero separati il piano del gusto personale da quello della critica informata e competente. In base al gusto, tutti possono scrivere ed è difficile dare loro torto. Per la competenza, invece, servono anni di studio e soprattutto una prospettiva storica piuttosto vasta (che, nel mio piccolo, sto cercando di colmare, per esempio studiando il cinema muto)...
Nel tuo profilo leggo molti titoli e registi interessanti, come Melville, Ophuls, Lumet, Malle... complimenti!

'se fossi fuoco arderei il mondo' ha detto...

Grazie!!
io però credo che ci sia una certa "predisposizione"al gusto..una certa raffinatezza innata..
per esempio i titoli dei film che mi piacciono li ho scelti in base al gusto personale e non avendo alcuna competenza..
non so se mi spiego..
e grazie per i complimenti..

Christian ha detto...

Forse sì, non tutti i gusti sono uguali (ma secondo me anche i gusti vanno in parte formati con l'abitudine o l'esposizione a certe opere). Però, in quanto gusti, mettersi a contestarli è piuttosto sterile e produce una discussione che non andrà da nessuna parte. Invece, parlare dei film in prospettiva storica, dei loro meriti e della loro influenza artistica, è tutta un'altra cosa. Insomma: se uno mi dice che "Vacanze di Natale" è il suo film preferito, potrò essere in disaccordo ma non posso certo negargli che sia vero. Se mi dice invece che "Quarto potere" è brutto, poco originale o per nulla influente, posso oppormi con cognizione di causa!