18 luglio 2018

Cleo dalle 5 alle 7 (Agnès Varda, 1962)

Cleo dalle 5 alle 7 (Cléo de 5 à 7)
di Agnès Varda – Francia 1962
con Corinne Marchand, Antoine Bourseiller
***1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Due ore (in realtà un'ora e mezzo: si comincia alle 17.00 e si termina, a dispetto del titolo, alle 18.30) della vita di Cléo (Corinne Marchand), giovane cantante parigina, seguita in tempo reale – compresi tempi morti, spostamenti, momenti di riflessione, sguardi e conversazioni apparentemente banali – con tanto di didascalie in sovrimpressione che dividono la vicenda in 13 capitoletti e indicano il minutaggio e il personaggio chiave di ogni sequenza (ma senza mai stacchi netti: tutto fluisce senza soluzione di continuità, come la vita vera). La storia si svolge nel tardo pomeriggio del 21 giugno 1961, giorno del solstizio d'estate. La ragazza, preoccupata perché in attesa di conoscere l'esito di un esame medico (e sospetta che si tratti di un tumore maligno), visita una cartomante che conferma i suoi timori (nella sequenza di apertura, l'unica a colori di un film per il resto tutto in bianco e nero), fa shopping insiema alla sua domestica Angèle (Dominique Davray), torna a casa in taxi, riceve la visita del suo sfuggente amante e poi quella di due musicisti (compositore e paroliere) che gli propongono nuove canzoni, esce a fare due passi, osserva la gente in un caffé (ed è osservata a sua volta dai passanti per la strada), va a trovare un'amica modella (Dorothée Blanck), si addentra nel parco Mountsouris dove conosce un militare in procinto di partire per la guerra in Algeria (Antoine Bourseiller), e infine si fa accompagnare da questi in ospedale per incontrare il medico... Il secondo film di Agnès Varda è uno dei piú significativi della cosiddetta "rive gauche" della Nouvelle Vague, della quale mette in pratica quasi alla lettera gli intenti di descrivere la vita quotidiana e di girare nelle strade, in mezzo alla gente. Ma soprattutto offre uno sguardo e un'attenzione al mondo tutta femminile (riflettendo per esempio sul modo in cui le donne, soprattutto se giovani e belle come Cléo, sono perepite dalla società). Dietro il minimalismo e l'apparente leggerezza della vita della protagonista, interprete di canzonette e ossessionata dalle apparenze, si sfiorano temi esistenziali come la morte e la malattia, la vita e l'amore, la bellezza e la pudicizia, l'arte e la società, l'immagine di sé e l'opinione degli altri.

Una sensazione di malinconia e di paura (dovuta al timore della malattia, certo) accompagna tutta la sua giornata, condizionando il suo rapporto con sé stessa (il senso di inadeguatezza), quello con gli altri (amici o sconosciuti, collaboratori di lavoro o semplici passanti), quello con il suo lavoro (chiede alla tassista di spegnere la radio quando è in onda una sua canzone, ma ne fa partire una lei stessa nel jukebox del caffè), e in generale con il mondo (spicca la sua forte superstizione, che carica di significati ogni evento e ogni oggetto). La sua immagine di bambola (bionda e angelica nella prima parte del film, quando veste di bianco; triste e malinconica nella seconda parte, quando veste di nero) nasconde un'anima tormentata, insicura e infelice, che cerca continuamente conforto o approvazione negli altri: e infatti basterà l'incontro con uno sconosciuto sensibile e sincero a sollevarla dalle preoccupazioni. La sceneggiatura, che pare quasi improvvisata, è in realtà densa di rimandi, dettagli e particolari interessanti: per esempio, il fatto che la storia si svolga il primo giorno d'estate può indicare il passaggio della protagonista (il cui vero nome, scopriremo, è Florence: la flora è il simbolo della primavera) verso la maturità, ma allude anche alla sua malattia (il sole passa nel segno del cancro). A dire il vero, l'intenzione originale di Agnès Varda era quella di filmare il 21 marzo ("per catturare il passaggio meraviglioso di Parigi dall'inverno alla primavera"), ma per motivi di budget non poté cominciare che tre mesi più tardi. Nel dialoghi è però rimasto il riferimento al fatto che siamo di martedì (il 21 marzo 1961 era effettivamente martedì, ma il 21 giugno era mercoledì: consideriamola una licenza poetica). Jean-Luc Godard, Anna Karina, Eddie Constantine e Jean-Claude Brialy sono gli interpreti dei "Les fiancés du Pont MacDonald", il cortometraggio muto, poetico e burlesque che Cléo e la sua amica Dorothée guardano dalla cabina del proiezionista. Il compositore Michel Legrand, autore della colonna sonora, interpreta il pianista Bob: fra le sue canzoni spicca la triste "Sans toi", su testi della stessa Varda, che Corinne Marchand canta guardando in macchina.

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