Nico, 1988 (Susanna Nicchiarelli, 2017)
Nico, 1988
di Susanna Nicchiarelli – Italia/Belgio 2017
con Trine Dyrholm, John Gordon Sinclair
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Visto al cinema Colosseo, con Marisa e Patrizia, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).
Biopic su Christa Päffgen, in arte Nico, modella, cantante e musa dei Velvet Underground, che nel corso degli anni conobbe, fu amica o ebbe relazioni – fra gli altri – con Alain Delon (padre, mai riconosciuto, di suo figli Ari), Brian Jones, Bob Dylan, Andy Warhol, Lou Reed, John Cale, Jim Morrison e il regista Philippe Garrel, prima di intraprendere una carriera solista (nel campo del gothic rock: fu soprannominata "la sacerdotessa delle tenebre" per la voce cavernosa e le sonorità cupe e inquietanti). Susanna Nicchiarelli, al suo terzo film, sceglie però di raccontare soltanto gli ultimi due anni di vita dell'artista (che morì nel 1988 per un malore mentre andava in bicicletta), ovvero quando era ormai lontana dagli eccessi e dalle glorie del passato. Su spinta del suo nuovo manager (Sinclair), intraprende un tour per l'Europa con esiti altalenanti (assistiamo a un disastroso concerto ad Anzio, fra dipendenza dall'eroina e continui dissidi nel gruppo, e a uno clandestino a Praga, ancora dietro la cortina di ferro), cerca di riavvicinarsi al figlio (cresciuto dalla nonna a Parigi e soggetto a diversi tentativi di suicidio) e in generale di rimettere in ordine la propria vita. Il tutto camminando sul ciglio di quell'abisso che descrive nelle sue canzoni, aggrappandosi al poco che gli resta (la musica, il figlio) e girando sempre con un registratore portatile per cercare di ricatturare il suono che la tormenta da una vita, quello della caduta di Berlino durante la seconda guerra mondiale (all'epoca aveva solo 7 anni: curiosamente, morirà l'anno prima del crollo del muro). Anche se il film fa un buon lavoro nel ritrarre Christa/Nico sullo schermo (mescolando interpretazione artistica e ricostruzione storica) e nel metterne in luce le diverse sfaccettature, fra pregi e difetti (il carattere forte ma anche scostante e indisponente, la fragilità di fondo), non riesce a emozionare più di tanto chi, come me, non conosceva il personaggio né la sua musica. Forse anche perché gran parte dei brani che si sentono non sono quelli originali di Nico, ma sono stati reinterpretati dall'attrice danese Trine Dyrholm e dal gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, che da sempre firma le colonne sonore dei film della Nicchiarelli. In sala era presente la regista.
2 commenti:
Non conoscendo nulla di "Nico" e non amando la musica gridata, ho apprezzato il film per sè stesso,lo sguardo sugli ultimi anni di una donna che paga un duro prezzo ad un successo che le ha svuotato l'anima e ad una infanzia traumatica che lascia delle cicatrici indelebili. Il "rumore della disfatta" che ricerca con il registratore è il vero sfondo musicale di tutta la sua vita e questo è molto commovente e coinvolgente.
Quel "poco che resta" come dici tu (la musica e il figlio) non è poi tanto poco, anzi è veramente il tutto per lei, la sua parte più autentica!
Non so, l'ho trovato poco interessante (anche se probabilmente era colpa della "fatica da festival") e il personaggio era abbastanza respingente. Forse sull'argomento avrei preferito un documentario.
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