Quella casa nel bosco (D. Goddard, 2012)
Quella casa nel bosco (The Cabin in the Woods)
di Drew Goddard – USA 2012
con Kristen Connolly, Fran Kranz
**1/2
Visto in divx.
Cinque studenti di college si recano a passare il weekend in una casa isolata nel bosco. Qui risveglieranno delle creature misteriose che tenteranno di ucciderli uno a uno. Il solito horror slasher/gore, ispirato ai film di Sam Raimi e Wes Craven? No, perché all'insaputa dei ragazzi, due tecnici in un laboratorio sotterraneo stanno osservando tutto quello che succede, monitorandoli attraverso video e manipolando le loro azioni e l'ambiente circostante: gli stessi mostri con cui hanno a che fare – una famiglia di redneck zombie – sono soltanto una delle molte possibilità dovute alle loro scelte (e che comprendono l'intero campionario delle creature classiche dei film dell'orrore, in tutti i suoi sottogeneri, dai licantropi alle mummie, dai fantasmi ai mostri alieni). Dopo la decostruzione operata da "Scream", non sembrava possibile approcciare il genere horror in maniera nuovamente originale e sorprendente, riutilizzando peraltro cliché e materiale già visto mille volte e i cui meccanismi di base sono ormai irrimediabilmente e scopertamente ben noti allo spettatore. Ci riesce invece questa brillante pellicola, ideata e scritta dal regista insieme a Joss Whedon (anche produttore), che recupera tutte le caratteristiche fondanti del genere e le mescola con una robusta dose di comicità e di cinismo, senza infrangerne le regole ma anzi "giustificandole" e interpretandole alla luce di un disegno più grande, anch'esso classicamente horror (per la precisione, lovecraftiano). Se "Scream" si prendeva gioco dei luoghi comuni degli horror, questo film prova a spiegare il motivo della loro esistenza, senza peraltro mai invadere il territorio della parodia. Molteplici pure le letture: da quella metacinematografica (una forte critica di Hollywood e della sua attività produttiva, che serve a dare in pasto agli spettatori pellicole fatte con lo stampino ma in grado di solleticare i loro istinti; in ogni caso, ce n'è anche per le industrie di altri paesi, quella degli horror giapponesi in primis) e tecnologico-voyeuristica (con echi di Haneke, si pensi a "Funny Games"), alla lettura generazionale (le vittime di questi horror sono sempre adolescenti o giovanissimi, da "sacrificare" per la sopravvivenza degli adulti) e sociale (il laboratorio rappresenta un anonimo posto di lavoro, dove battutine e innocue infrazioni alle regole servono a rompere la banale routine di giornate sempre uguali, mentre le dinamiche fra i colleghi e i rapporti con i capi scorrono su binari meccanici e mondani: qui il contrasto è con la natura edonistica, anarchica e anti-sistema dei giovani protagonisti). I cinque ragazzi – veri stereotipi del genere: il bello è che qui la cosa è ampiamente giustificata – sono interpretati da Kristen Connolly ("la vergine", che come ci aveva insegnato già "Scream" è destinata a essere l'ultima a sopravvivere), Anna Hutchison ("la puttana": lei invece è inevitabilmente la prima a morire), Chris Hemsworth ("l'atleta"), Jesse Williams ("lo studioso") e Fran Kranz ("il buffone"). I tecnici di laboratorio sono Richard Jenkins e Bradley Whitford. Nel finale, cameo a sorpresa per Sigourney Weaver. Goddard, all'esordio come regista, è un collaboratore di Whedon di lunga data (come sceneggiatore).
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