Lola pater (Nadir Moknèche, 2017)
Lola pater
di Nadir Moknèche – Francia/Belgio 2017
con Fanny Ardant, Tewfik Jallab
**1/2
Visto al cinema Colosseo, con Sabrina e Marisa, in originale con sottotitoli (rassegna di Locarno).
Alla morte della madre, il giovane Zino (Jallab) cerca di rintracciare il padre Farid, di cui non ha notizie da venticinque anni. Scoprirà che ha cambiato sesso, e che ora si fa chiamare Lola (Ardant). L'improvviso ritorno del padre nella sua vita sarà difficile, così come accettarlo come tale, nonostante entrambi siano in qualche modo legati alla musica e all'arte (Zino fa l'accordatore di pianoforti, Lola insegna danza del ventre). Due temi forse poco originali (il rapporto fra padre e figlio, la transessualità), che si sovrappongono solo a tratti, per un film assai garbato, che compensa la scontatezza e la prevedibilità con una narrazione misurata e comunque credibile (persino in quel paio di scene che sembrano quasi obblicatorie, ovvero la prima reazione di Zino alla rivelazione di Lola – "Io sono tuo padre", alla "Star Wars" – e il tentato suicidio di questa). La lenta accettazione del ragazzo nei confronti del padre si rispecchia nelle scene con il gatto della madre, che dopo la morte della donna Zino ha preso con sé e di cui inizialmente vorrebbe sbarazzarsi, ma che finisce poi col tenere. Molto rimane sospeso e in superficie, e gli argomenti sono esposti ma mai veramente affrontati, forse anche perché la sceneggiatura si divide fra i due protagonisti, osservandoli dal di fuori anziché scegliere coraggiosamente il punto di vista di uno dei due. In ogni caso, una pellicola delicata e gradevole, ben diretta e recitata: sorprendente, in particolare, la Ardant. Nel cast anche Nadia Kaci (la zia Rachida) e Lubna Azabal (la madre di Zino). Nella colonna sonora spicca un brano di Vivaldi dalla "Andromeda liberata".
0 commenti:
Posta un commento