1 ottobre 2016

Sopralluoghi in Palestina (P. P. Pasolini, 1964)

Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo
di Pier Paolo Pasolini – Italia 1964
con Pier Paolo Pasolini, Andrea Carraro
**1/2

Visto in DVD.

Documentario sul viaggio che Pasolini, insieme all'amico prete Don Andrea, ha compiuto nel 1963 in Israele in cerca delle location e delle scenografie più adatte per girare il suo film "Il vangelo secondo Matteo". Il sopralluogo si rivelerà però deludente: da un lato la modernità del nuovo stato (i grattacieli di Nazareth, le casette "come in Svizzera", le strade e i capannoni, i paesaggi troppo contemporanei) e dall'altro le ridotte "dimensioni" dei luoghi della Bibbia (il Giordano è un umile fiumiciattolo, le colline sono aride, brulle e spelacchiate, le distanze in generale sono minuscole rispetto al significato che evocano) lo porteranno a decidere di girare il suo film invece in Italia. E in effetti, le poche volte che si trova di fronte a paesaggi e scenari che non soffrono dei difetti succitati, il suo commento è spesso che "assomigliano" a certi luoghi dell'Italia meridionale, come le campagne della Calabria o della Puglia. Pasolini, in cerca di un mondo arcaico che semplicemente non esiste più, comprende pian piano che i veri luoghi biblici non sono quelli reali ma quelli trasfigurati, nel corso dei secoli, dall'arte e dalla fede. Sono luoghi dello spirito e dell'immaginario, e in quanto tali è perfettamente lecito "ricostruirli" altrove, superando così le difficoltà di carattere logistico (compresa quella di trovare comparse locali con i volti adatti). "Devo trovare una Betlemme che sia un surrogato di Betlemme", commenta quando, alla fine del suo viaggio, raggiunge il luogo dove tutto ha avuto inizio. Il documentario (con la voce narrante di Pasolini che dà del tu allo spettatore: o forse si rivolgeva al produttore Alfredo Bini?) non è dunque la cronaca di un sostanziale fallimento, ma dell'acquisizione di una nuova consapevolezza. Per brevi momenti, forse scoraggiato dagli scarsi risultati della sua ricerca, il regista si lascia "distrarre" dalla sua vena di indagatore delle tendenze sociali (vedi l'intervista agli abitanti del kibbutz). Come colonna sonora, anticipando le scelte effettuate per il film vero e proprio, si odono alcune cantate di Bach.

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