14 ottobre 2016

Lo svitato (Carlo Lizzani, 1956)

Lo svitato
di Carlo Lizzani – Italia 1956
con Dario Fo, Franca Rame
**

Visto in divx, per ricordare Dario Fo.

La carriera cinematografica di Dario Fo, sicuramente meno ricca e fortunata di quella teatrale, avrebbe dovuto prendere il via con questa pellicola decisamente atipica nell'ambito della commedia all'italiana e che segna il suo primo ruolo da protagonista (aveva già avuto una piccola parte in "Scuola elementare" di Lattuada). Il suo insuccesso spingerà l'attore (qui anche collaboratore al soggetto e alla sceneggiatura, oltre che aiuto regista) verso altre strade, anche se occasionalmente continuerà a collaborare con il cinema (da "Musica per vecchi animali" di Stefano Benni alla voce prestata nei film d'animazione di Enzo D'Alò). "Lo svitato" è un tentativo di portare sullo schermo il tipo di comicità burlesca, fisica prima che verbale, che caratterizzava un certo cinema americano (il paragone con Jerry Lewis sorge immediato, ma il protagonista ha anche qualcosa di Chaplin o di Tati). Fo interpreta Achille, un giornalista tuttofare, sempliciotto e dall'animo candido. Convinto che per avere successo sia necessario "fabbricarsi" le notizie, viene coinvolto dal "maneggione" Gigi (Leo Pisani) nel furto di alcuni cani di razza che devono partecipare a una mostra, sostituendoli con dei randagi. Ma le cose non andranno come previsto... Sullo sfondo di una Milano ancora divisa fra modernità (i cantieri con cui si apre la pellicola) e tradizione, e di cui si riconoscono molti luoghi caratteristici (l'Arena, il Castello Sforzesco, l'Arco della Pace e il Parco Sempione), il film racconta inoltre l'illusione sentimentale di Achille, innamorato prima della bella ginnasta Elena (Giorgia Moll) e poi dell'appariscente soubrette Daina (Franca Rame), già compagna di Gigi. Se nella costruzione del personaggio, grazie alla sua mimica e all'espressività, Fo ha sostanzialmente successo, la trama risulta sfilacciata e disordinata e la pellicola soffre per la mancanza di un vero focus, al punto che in corso d'opera modifica direzione più volte (si pensi al capovolgimento dei ruoli femminili: all'inizio la Moll è la ragazza ingenua e pura, oggetto dell'affezione di Achille, mentre la Rame è solo una "bellona" sullo sfondo; da un certo punto in poi, cambia tutto). Fra le scene cult, da ricordare quella in cui Franco Parenti è il "Mostro della via Emilia", gangster che "si è fatto da solo" e che vorrebbe vendere le proprie memorie al giornale dove lavora Achille.

1 commento:

Marisa ha detto...

Del film, in effetti, rimane solo il ricordo delle corse pazze di Fo (Achille piè veloce...), che supera a marcia indietro persino i velocisti dell'Arena per fotografarli di fronte, e la sua stralunata semplicità.