30 ottobre 2016

Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960)

Rocco e i suoi fratelli
di Luchino Visconti – Italia 1960
con Alain Delon, Renato Salvatori
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Rivisto in divx.

La famiglia Parondi, composta dalla madre Rosaria e da cinque figli (Vincenzo, Simone, Rocco, Ciro e Luca), si trasferisce dalla Lucania a Milano in cerca di miglior fortuna. Anche al nord, i ragazzi fanno comunque fatica a trovare lavoro e prenderanno strade differenti: qualcuno perderà l'innocenza, altri sapranno adattarsi meglio al nuovo stile di vita. Ispirato al romanzo "Il ponte della Ghisolfa" di Giovanni Testori, il film è uno dei massimi capolavori di Visconti e dell'intero cinema italiano, capace di fondere i temi del neorealismo con la forma del melodramma e di andare ben oltre la semplice riflessione sul fenomeno dell'immigrazione o una stereotipata contrapposizione fra nord e sud (o fra campagna e città). Nonostante i membri della famiglia continuino a provare nostalgia per il proprio paese d'origine (e a cullare il sogno, prima o poi, di ritornarvi), Milano non è infatti ritratta in chiave negativa ma semplicemente come un nuovo ambiente in cui vivere, in grado di offrire opportunità a chi è capace di coglierle: lavoro (un esempio c'è quasi subito all'inizio: un'improvvisa nevicata consente ai fratelli di guadagnare qualche soldo come spalatori), successo (attraverso il pugilato, metafora della lotta per la sopravvivenza) e amore. Al centro del racconto vi è semmai l'evoluzione psicologica, nel bene o nel male, dei suoi personaggi. Con una durata che sfiora le tre ore, il film è formalmente diviso in cinque sezioni, ciascuna delle quali intitolata a uno dei fratelli, ma in realtà si concentra su due di loro: Simone (Renato Salvatori) e Rocco (Alain Delon). Il primo è una testa calda, indisciplinato e ambizioso, che nel corso della pellicola scenderà sempre più la china in una spirale di debiti, reati e violenza. Il secondo è intrinsecamente buono, pronto a perdonare le malefatte del fratello e a giustificare le sue azioni in nome dell'unità della famiglia, da preservare a ogni costo. A unire a doppio filo le loro storie c'è il tentativo di raggiungere il successo nel pugilato (dapprima ci prova Simone, che ha talento ma non la necessaria disiplina; poi è la volta di Rocco, che si rivela un campione) ma soprattutto il legame con la prostituta Nadia (Annie Girardot), personaggio tragico e centrale nell'economia della vicenda. Anche in questo caso è Simone ad aprire la strada e Rocco poi a seguirlo: dopo essere stata l'amante del fratello maggiore per un breve periodo, la ragazza finisce con l'innamorarsi del più "puro" Rocco, per il quale prova anche a cambiare vita. Ma la gelosia di Simone, che arriva persino a violentarla, farà precipitare tutto verso la tragedia.

L'ultima parola è però riservata a Ciro, quello che fra tutti i fratelli sembra avere maggiormente la testa sulle spalle, che conclude il film spiegando a Luca (il più piccolo) come sia le scelte di Simone (che ha perso di vista l'onestà e la dignità) sia quelle di Rocco (pronto sempre a perdonare e mai a difendersi) siano inevitabilmente destinate al fallimento in un mondo che sta cambiando – erano gli anni del "boom" economico, con tutti i suoi vantaggi ma anche le sue trappole – e che richiede di adattarsi in qualche modo, allontanandosi magari dai valori arcaici, nella speranza di un futuro migliore. Una riflessione pragmatica, prima ancora che amara o populista, grazie alla quale il film supera i limiti che rinchiudevano in sé stesso un certo cinema neorealista con lo sguardo sempre rivolto al passato. Molto interessante il cast: Visconti non si fa problema a ricorrere ad attori stranieri – Delon e Girardot innanzitutto, ma anche Katina Paxinou nel ruolo della madre, e poi Spiros Focás (Vincenzo), Max Cartier (Ciro), Roger Hanin (l'impresario Duilio), Suzy Delair (la proprietaria della lavanderia dove lavora Rocco) – se hanno i volti giusti, per dar vita a personaggi intrinsecamente italiani, grazie naturalmente anche al doppiaggio. In piccole parti si riconoscono anche Paolo Stoppa (Cerri, il manager della palestra), una giovanissima Claudia Cardinale (Ginetta, la fidanzata di Vincenzo), Corrado Pani e Nino Castelnuovo (due degli amici di Simone), Claudia Mori e Adriana Asti (le commesse della lavanderia). Le tante figure di contorno sono spesso caratterizzate mirabilmente con pochi tratti (vedi i sottotesti gay del personaggio di Duilio). Memorabile la colonna sonora di Nino Rota, che fa le prove generali per "Il padrino", e preziosa la fotografia di Giuseppe Rotunno, che ritrae con palpabile spessore gli scenari milanesi: dalla Stazione Centrale alle guglie del Duomo, dalle periferie di Lambrate ai trafficati Navigli, dalla zona della Ghisolfa alle sponde dell'Idroscalo (dove la provincia di Milano aveva negato l'autorizzazione a girare, ritenendo il film "scandaloso" e "denigratorio"). Molti di questi luoghi sono oggi profondamente cambiati, soprattutto per quanto riguarda i quartieri della periferia, ormai inglobati nella città. Lo stabilimento Alfa Romeo del Portello non esiste più, mentre la palestra dove Simone e Rocco praticano la boxe è diventata il circolo Arci di via Bellezza. Il titolo del film richiama quello del ciclo di romanzi di Thomas Mann "Giuseppe e i suoi fratelli" (e sarà a sua volta trasfigurato da Woody Allen in "Hannah e le sue sorelle"), mentre il nome Rocco è un omaggio al poeta Rocco Scotellaro, assai ammirato da Visconti e particolarmente attento alle condizioni dei contadini dell'Italia meridionale.

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