1 novembre 2016

The great yokai war (Takashi Miike, 2005)

The great yokai war (Yokai daisenso)
di Takashi Miike – Giappone 2005
con Ryunosuke Kamiki, Mai Takahashi
*1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Dopo il divorzio dei suoi genitori, il piccolo Tadashi ha lasciato Tokyo e si è trasferito in una cittadina sulla costa. Qui, durante una festa locale, viene scelto come nuovo "cavaliere Kirin", ovvero l'eroe che – secondo la leggenda – è destinato a salvare il mondo da un'oscura minaccia. E in effetti si ritrova a combattere, al fianco di alcuni spiriti benigni (fra cui la bella principessa dell'acqua Kawahime e il buffo animaletto peloso Sunekosuri), contro il malvagio Yasunori Kato e la sua adepta Agi (Chiaki Kuriyama), che intendono seminare il caos sfruttando il "risentimento" degli oggetti usati e abbandonati dagli esseri umani. Ispirato al manga "Kitaro dei cimiteri" di Shigeru Mizuki (citato esplicitamente: l'autore fa anche un cameo) e alla saga fantasy "Teito monogatari" di Hiroshi Aramata (da cui proviene il cattivo), un film d'avventura/horror dichiaratamente per bambini che rilegge una pellicola del 1968 e porta sullo schermo tutta una serie di spiriti, mostri e creature fantastiche del folklore giapponese (goblin, kappa, shōjō, rokurokubi, azukiarai...), i cosiddetti yokai, spesso ritratti in chiave più comica che spaventosa. La pellicola appartiene al filone meno violento e più commerciale della filmografia di Miike, e pur essendo ricco di inventiva soprattutto dal lato visivo (con effetti speciali "artigianali" che si alternano a quelli digitali: alcune creature sono chiaramente pupazzi o attori in costume... ma questa è una caratteristica dei cinema fantastico giapponese sin dai tempi di "Godzilla"), che lo fanno accomunare a una versione nipponica di "Labyrinth", "La storia infinita" o "Il labirinto del fauno", soffre per una caratterizzazione dei personaggi non molto originale e una trama troppo piena dei cliché del genere. Fra le cose più interessanti, comunque, i pochi tocchi di ironia (nel finale il cattivo viene sconfitto da... un fagiolo) e l'aspetto dei mostri che Tadashi deve affrontare, ibridi robotici fra oggetti meccanici e spiriti ultraterreni.

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