23 giugno 2016

Vita da bohème (Aki Kaurismäki, 1992)

Vita da bohème (La vie de bohème)
di Aki Kaurismäki – Francia/Finlandia 1992
con Matti Pellonpää, Evelyne Didi, André Wilms
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Rivisto in divx.

Alla sua seconda coproduzione internazionale dopo "Ho affittato un killer", Kaurismäki sceglie di adattare la stessa raccolta di racconti (e poi dramma teatrale) di Henri Murger da cui Giacomo Puccini ha tratto l'opera "La Bohème", senza però rinnegare il proprio stile asciutto e la propria poetica (e portando a bordo alcuni dei suoi attori preferiti, come Matti Pellonpää e Kari Väänänen, al fianco di interpreti francesi). In fondo i temi sono quelli a lui consoni (storie di emarginati e di disadattati), così come l'alternanza fra momenti di ironia più o meno sottotraccia ed episodi malinconici e drammatici. Pur ambientato in una Parigi quasi contemporanea, il film sembra ignorare la modernità e guardare al passato: è girato in bianco e nero, presenta protagonisti avanti con l'età (quelli originari erano invece giovani, e proprio la fine della gioventù era uno dei fili conduttori dell'opera) e scenari decadenti e desolati. Il film racconta le vicende di tre artisti spiantati e falliti, il pittore albanese Rodolfo (Pellonpää), lo scrittore Marcel Marx (Wilms) e il compositore Schaunard (Väänänen), sempre a corto di denaro e alle prese con minacce di sfratto, problemi con le autorità (Rodolfo non ha il permesso di soggiorno) e frequenti visite al banco dei pegni. I tre diventano amici e condividono lavoretti, appartamenti e le proprie miserie. A un certo punto Rodolfo conosce Mimì, giunta in città dalla campagna in cerca di lavoro, e se ne innamora, ma la ragazza finirà con il morire a primavera, dopo una breve malattia. Il canovaccio della "Boheme" è rispettato (con qualche variazione: Rodolfo e Marcel si scambiano i campi di attività, e manca il quarto membro del gruppo di amici, il filosofo Colline), così come – almeno in parte – i significati tematici del testo originale (la disinvoltura nella vita, il senso di perdita e di dolore), ma Kaurismäki li interpreta a modo suo, fedele alla propria poetica di celebrazione degli emarginati che mostrano contegno e rispetto per sé stessi anche nelle avversità. Piccole parti per uno stralunato Jean-Pierre Léaud (l'industriale che commissiona un ritratto a Rodolfo) e per i registi Samuel Fuller (l'editore di Marcel) e Louis Malle (l'uomo che offre la cena al pittore quando questi viene derubato del portafoglio), mentre il cane di Rodolfo, Baudelaire, è interpretato da Laika, cagna dello stesso Kaurismäki che rivedremo (e con lei, i suoi discendenti) in tantissimi film dell'autore finlandese. Nella colonna sonora manca volutamente Puccini, come a sottolineare che non si tratta di un melodramma: quando Mimì e Musette vanno all'opera, ascoltano invece "Le nozze di Figaro" di Mozart. E sul funerale di Mimì, oltre che sui titoli di coda, c'è una canzone popolare giapponese, "Yuki no furu machi wo", interpretata da Toshitake Shinohara.

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