22 giugno 2016

Cannes e dintorni 2016 - conclusioni

Mi aspettavo francamente qualcosa di più da questa rassegna, che non ha certo mostrato film che passeranno alla storia del cinema (anche perché alcuni dei migliori in concorso a Cannes, come "Paterson" ed "Elle", erano qui assenti). La pellicola che più mi ha soddisfatto è stata "Un padre, una figlia" di Cristian Mungiu, dramma ricco di conflitti morali, mentre sul podio ci metterei anche "Neruda" di Pablo Larrain ed "È solo la fine del mondo" di Xavier Dolan. Tutto il resto è stato abbastanza dimenticabile. Da salvare comunque il film d'animazione a passo uno "La mia vita da zucchina" (anche se i giorni successivi alla visione qualche dubbio me l'hanno fatto venire), la divertente commedia franco-islandese "L'effetto acquatico", gli iraniani "Il cliente" (un Farhadi minore rispetto ai lavori precedenti) e "Nahid", e il vincitore della Palma d'Oro "Io, Daniel Blake" di Ken Loach (che però tutto fa fuorché stupire lo spettatore). Ho trovato decisamente sopravvalutato "Sieranevada" di Cristi Puiu, mentre il film peggiore della rassegna è stato l'italiano "Fiore". Fra i temi più frequentati: il rapporto tra genitori e figli ("Bacalaureat", "Fiore", "Nahid", ma anche "Sieranevada", "La mia vita da zucchina" ed "È solo la fine del mondo") e la violenza contro le donne (ancora "Bacalaureat", "Il cliente", "Nahid" e volendo "Tokyo love hotel"). Curiosità: in ben due pellicole ("Sieranevada" e "Fiore") si è sentita la canzone "Maledetta primavera".

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