15 giugno 2016

Sieranevada (Cristi Puiu, 2016)

Sieranevada (id.)
di Cristi Puiu – Romania 2016
con Mimi Branescu, Bogdan Dumitrache
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Visto al cinema Apollo, con Sabrina, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

In occasione della commemorazione della morte del padre Emil, tutta la famiglia di Lary (Branescu) si riunisce a casa della madre. Ma è il prete è in ritardo, e nell'attesa del suo arrivo (e di poter cominciare a mangiare) i commensali chiacchierano del più e del meno. Interminabile (dura quasi tre ore) dramma da camera che si svolge tutto in spazi angusti e limitati, con la macchina da presa collocata nell'ingresso del piccolo appartamento, sul quale si aprono e si chiudono le porte delle varie stanze, e che cattura le conversazioni (realistiche e forse improvvisate: sono pochissimi i momenti in cui si percepisce un lavoro di scrittura) attraverso lunghi piani sequenza, mentre una radio in cucina trasmette canzoni italiane (da De André a Loretta Goggi!). Se inizialmente si parla di politica (con l'inevitabile nostalgica del vecchio regime comunista), di complottismo (si discute ancora dell'attentato alle Torri Gemelle), di salute e di medicina, man mano che passa il tempo vengono alla luce i contrasti e gli altarini di famiglia. Una cugina porta a casa un'amica straniera ubriaca, mettendo scompiglio nell'appartamento; uno zio fedifrago scatena pianti e accuse incrociate; e il dramma va di pari passo con le risate soffocate di Lary. Raccontata quasi in tempo reale e con una regia assai precisa, a questa riunione di famiglia manca l'intensità (presente solo a tratti) che consentirebbe la partecipazione emotiva di uno spettatore che, nonostante la durata, non fa in tempo a conoscere e ad approfondire quasi nessun personaggio. Tutto sembra fine a sé stesso, e di davvero interessante c'è soltanto la commemorazione vera e propria, con la cerimonia cantata del prete ortodosso e il rituale dell'abito del morto, indossato in sua vece da un familiare. Misterioso il titolo.

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