16 marzo 2016

Amnèsia (Gabriele Salvatores, 2002)

Amnèsia
di Gabriele Salvatores – Italia/Spagna 2002
con Diego Abatantuono, Rubén Ochandiano
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Rivisto in TV.

Sandro (Diego Abatantuono) ha abbandonato da anni l'Italia e si è trasferito a Ibiza dove dirige e produce film pornografici. Quando la sua diciassettenne figlia Luce (Martina Stella) viene a trovarlo, l'uomo le nasconde il proprio lavoro: ma scoprirà che la "bambina" non è poi così innocente e cela a sua volta un segreto. Nel frattempo, l'amico Angelino (Sergio Rubini) mette casualmente le mani su una valigetta contentente quattro chili di eroina e cerca di smerciarla per proprio conto, attirando l'attenzione di un sicario americano (Ian McNeice). Sul caso indaga il capo della polizia dell'isola, Xavier (Juanjo Puigcorbé), il cui figlio Jorge (Rubén Ochandiano) è un teppista ribelle che trascorre le giornate e le notti a bighellonare con gli amici e ha un rapporto assai conflittuale con il padre. Di impostazione corale, il film è diviso in due parti che seguono (nell'arco di tre giorni) le vicende di due distinti gruppi di personaggi, le cui storie si intersecano ma viaggiano per lo più parallele. La prima parte ricorda i classici film di Salvatores su un gruppo di italiani all'estero, in fuga dalle consuetudini e in cerca di libertà, ma è francamente la meno interessante e la meno memorabile (avevo già visto il film alla sua uscita, quattordici anni fa, e me ne ero completamente dimenticato!). Meglio decisamente la seconda, più sperimentale: il momento che divide il lungometraggio in due (con tanto di "riavvolgimento" della pellicola per rivelare che assisteremo agli stessi eventi da un altro punto di vista) segna un cambiamento anche nello stile, nella regia (più "moderna"), nella fotografia e nel montaggio (che fa uso, nel finale, di numerosi split screen), tanto che pare di assistere a due film diversi. Che Salvatores si fosse stancato dei temi trattati fino ad allora e fosse alla ricerca di una nuova direzione e di un nuovo stile, come in effetti dimostrerà la sua filmografia successiva? Nel complesso la pellicola – coprodotta da Italia e Spagna – è riuscita a metà. Se l'ambientazione ha il suo perché (un'Ibiza edonistica e turistica, fra donne, droga e vizi di ogni tipo), il modo in cui affronta i suoi temi (su tutti, il rapporto fra padri e figli) è assai banale. Anche la famosa scena dell'eclissi lascia il tempo che trova. Non aiuta il fatto che i vari personaggi diano la sensazione di appartenere a mondi diversi (alcuni – come Pilar, la segretaria di Sandro, e Xavier, con le sue segrete frequentazioni gay – potrebbero provenire da un film di Almodovar; altri – come il grasso killer americano che ama i Beatles e ha a sua volta problemi familiari – da uno dei fratelli Coen). Nel cast anche Bebo Storti, Alessandra Martines e Maria Jurado. Il titolo è il nome della discoteca frequentata da tutti i personaggi.

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