9 dicembre 2014

The adventures of Dollie (D. W. Griffith, 1908)

The adventures of Dollie
di David Wark Griffith [e Billy Bitzer] – USA 1908
con Gladys Egan, Linda Arvidson
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Durante una gita in campagna insieme a papà e mamma, la piccola Dollie viene rapita da una coppia di zingari. Ma il barile di legno in cui l'hanno rinchiusa cade nel fiume mentre il carro lo sta guadando; e la bambina, trasportata dalla corrente, riesce così a tornare dai suoi genitori. L'interesse per questo cortometraggio di dodici minuti sta tutto nel fatto che si tratta dell'esordio alla regia di David Wark Griffith, l'uomo che di lì a poco (con il colossale e controverso "Nascita di una nazione", nel 1915) inventerà il linguaggio del cinema moderno. Qui lo stile è ancora quello dei primordi, con inquadrature statiche e riprese in campo medio, anche se si può apprezzare una prima idea di montaggio e il senso dell'inquadratura. Sulla falsariga del "Rescued by Rover" dell'inglese Cecil M. Hepworth (e del "Rescued from an eagle's nest" con cui lo stesso Griffith aveva esordito come attore sei mesi prima), il film fu girato tutto in esterni, nell'arco di due giorni d'estate. Griffith, fino ad allora attore e sceneggiatore, era stato assunto dalla Biograph solo da pochi mesi: gli venne chiesto di cimentarsi alla regia in seguito a una grave malattia che aveva colpito il veterano Wallace McCutcheon, regista di punta della compagnia. In questo primo film fu affiancato da G. W. "Billy" Bitzer (non accreditato), suo futuro direttore della fotografia, col quale continuerà a collaborare fino al 1929 condividendo molte innovazioni tecnologiche. La piccola protagonista Gladys Egan, che non aveva nemmeno tre anni, divenne una "baby diva" e apparve in un centinaio di film (di cui 92 diretti dallo stesso Griffith). Linda Arvidson, che interpreta la madre, era invece la moglie del regista. Le condizioni della copia esistente non sono il massimo, ma almeno è stata conservata, come peraltro la maggior parte degli oltre 500 (!) film girati da Griffith in 24 anni di carriera (oltre 450 dei quali per la Biograph, con cui rimase fino al 1913): notevole, trattandosi di un'era pionieristica in cui la gran parte dei film realizzati sono andati perduti.

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