Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (V. Fleming, 1941)
Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (Dr. Jekyll and Mr. Hyde)
di Victor Fleming – USA 1941
con Spencer Tracy, Ingrid Bergman
**
Visto in divx.
Nella Londra vittoriana, il devoto ma eccentrico medico Henry Jekyll (chiamato "Enrico" nel doppiaggio d'epoca, che italianizza tutti i nomi propri) mette a punto una pozione che permette di separare la parte "malvagia" di un uomo da quella "buona". Frustrato dalla lunga assenza della fidanzata Beatrice, che il padre ha portato con sé in un viaggio in Europa, la sperimenta su sé stesso: e nei panni del deforme Hyde si dedica al vizio e ai bagordi. Ma scoprirà che tenere sotto controllo il proprio lato oscuro non è così facile. Il film è praticamente un remake della precedente versione del 1931 con Fredric March, alla quale non aggiunge nulla e di cui ricalca pari pari non solo la struttura ma anche numerose scene. Nei dieci anni trascorsi da allora, però, a Hollywood era entrato in vigore il codice Hays di autocensura: e dunque la nuova pellicola non può che risultare blanda e annacquata se confrontata con quella di Mamoulian. È inoltre molto più moralista (si apre e si chiude con sermoni e preghiere religiose), assai meno estrema (a parte il finale, nel quale Hyde uccide il padre di Beatrice, tutto quello che il mostro fa è procurarsi un'amante e scatenare risse nei locali: altro che "malvagità assoluta"!) e molto meno efficace nel mettere visivamente in scena gli impulsi animaleschi o sessuali che facevano del personaggio interpretato dieci anni prima da March quel capolavoro di caratterizzazione che era. Qui le uniche sequenze degne di nota sono le brevi visioni che Jekyll sperimenta mentre beve la pozione: deludono, invece, gli effetti ottici della trasformazione, resa tramite una banale serie di dissolvenze. Anche Spencer Tracy, stranamente inadeguato e insicuro nei panni di Jekyll e mai terrorizzante in quelli di Hyde, sfigura rispetto al suo predecessore; tanto che March (che era suo amico) all'uscita del film gli spedì un ironico telegramma in cui lo ringraziava per la forte spinta data alla sua carriera dai paragoni che tutti facevano fra le due prove, invariabilmente a favore del primo. Per evitare troppi confronti scomodi, comunque, i produttori acquistarono i diritti del film precedente e tentarono di farne sparire tutte le copie dalla circolazione (per fortuna qualcuna si è salvata dalla distruzione, altrimenti sarebbe diventato un film perduto). Quanto alle due attrici, è curiosa la scelta di assegnare alla sensuale Lana Turner il ruolo della fidanzata perbene e alla pudica Ingrid Bergman quello della prostituta tentatrice (che qui, a dire il vero, è soltanto una cameriera). Nei progetti iniziali, in effetti, era l'esatto contrario: fu proprio la Bergman, stufa di personaggi "buoni", a chiedere l'inversione. Pare che Tracy avrebbe voluto Katharine Hepburn (con cui all'epoca non aveva ancora mai lavorato!) in entrambi i ruoli, a suggerire uno sdoppiamento anche della figura femminile: sarebbe stato interessante. In ogni caso, la Bergman nei panni di Eva, viziosi prima e spaventati poi, è probabilmente la cosa migliore della pellicola.
4 commenti:
Credo di non averlo mai visto... ma avevo adorato Mary Reilly, la versione con Julia roberts e John Malkovich!!
Come già scritto, mi sto guardando tutte le versioni cinematografiche della storia di Stevenson, a partire da quelle mute. E finora la migliore, senza dubbio, mi è parsa quella di Mamoulian del 1931. Meglio di questa c'è anche quella muta del 1920 con John Barrymore... La prossima di cui scriverò sarà quella francese di Renoir ("Il testamento del mostro"). "Mary Reilly" non l'ho ancora visto, ma a tempo debito rimedierò! ^^
il film non è male (grazie soprattutto alla Bergman, concordo pienamente)
trovo fuori parte S. Tracy (era troppo buonone per essere un Hyde convincente
Nan è da buttar via, ma in effetti Tracy non riesce a trasmettere la sofferenza interiore di Jekyll né la natura selvaggia di Hyde come invece riusciva a fare Fredric March. E anche la regia di Fleming mi è sembrata un po' piatta, sopratutto se confrontata con le finezze di Mamoulian (che addirittura aveva aperto il suo film con una soggettiva di cinque minuti!).
So che ogni film andrebbe giudicato a sé e senza troppi paragoni con altri, ma in questo caso si tratta quasi di un remake anziché di due pellicole che si rifanno alla stessa fonte letteraria.
Posta un commento