Cannes e dintorni 2014 - conclusioni
Rassegna di livello medio-alto, forse senza grandi sorprese o rivelazioni ma anche senza cocenti delusioni. Su tutti hanno brillato due film, quello di Nuri Bilge Ceylan ("Winter sleep", vincitore della Palma d'Oro) e quello di Xavier Dolan ("Mommy", premio della giuria). Bene anche i lavori di Zhang Yimou ("Coming home") e Olivier Assayas ("Clouds of Sils Maria"). L'unico film sotto la sufficienza mi è parso "Catch me daddy" dell'esordiente Daniel Wolfe, malriuscita fusione di thriller on the road e denuncia sociale. A livello di contenuti, poche novità: come l'anno scorso, la famiglia continua a essere l'argomento più frequentato, insieme alla malattia. E comunque quasi tutti gli autori sembrano essere andati sul sicuro, affrontando temi già abbondantemente trattati in passato (i Dardenne, Ken Loach, John Boorman, gli stessi Ceylan e Dolan). Visto il gran caldo dei primi giorni della rassegna, per fortuna alcune pellicole ci hanno tenuti al "fresco" con le immagini di neve ("Winter sleep", "Coming home") o di montagne ("Sils Maria"). Di contro, c'erano anche l'afa estiva di "Tu dors Nicole", le terme di "Thermae Romae II" e il deserto di "Timbuktu".
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