Next to her (Asaf Korman, 2014)
Next to her (At li Layla)
di Asaf Korman – Israele 2014
con Liron Ben-Shlush, Dana Ivgy, Jacob Daniel
**1/2
Visto al cinema Apollo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Cannes).
La ventisettenne Chelli vive insieme alla sorella minore Gabby, che soffre di ritardo mentale sin dalla nascita e della quale si prende cura con amore e pazienza. Nonostante le molte difficoltà quotidiane, Chelli non intende far ricoverare Gabby, anche se talvolta è costretta – pur di potersi recare al lavoro – a lasciarla per brevi periodi in un centro diurno di sostegno. Quando la ragazza si innamora di un collega, Zohar, e l'uomo si trasferisce nella loro casa, il legame simbiotico fra le due sorelle viene messo a dura prova. Un soggetto non certo nuovo (basti pensare – ma quella era una storia vera – al documentario "Elle s'appelle Sabine" di Sandrine Bonnaire) e a forte rischio di stereotipi: ma Korman è bravo a tenersi lontano dalla retorica e a mettere al centro della pellicola i contrasti che nascono nell'animo della protagonista, da un lato desiderosa d'affetto e con un forte bisogno di riprendersi la propria vita, ma dall'altro poco propensa a "condividere" il suo fardello con il resto del mondo (si veda la durezza con cui tratta gli operatori del centro di sostegno, o l'esitazione che prova nell'accogliere Zohar nella propria routine). Il tono è naturalista, a tratti claustrofobico, comunque sempre rigoroso e controllato. Eccellente la prova dei tre interpreti, che contribuiscono alla buona riuscita di un film in fondo semplice ma capace di raggiungere vette di notevole intensità, specialmente nel finale. La protagonista Liron Ben-Shlush, anche sceneggiatrice (il plot è ispirato a esperienze di vita reale), è la moglie del regista.
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