Locke (Steven Knight, 2013)
Locke (id.)
di Steven Knight – GB/USA 2013
con Tom Hardy
***1/2
Visto al cinema Apollo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).
Ivan Locke è un uomo e un lavoratore modello, con una vita solida e soddisfacente: una moglie, due figli, un impiego come direttore di cantiere nel campo delle grandi costruzioni. Ma nel giro di una notte, anzi di poche ore trascorse in automobile guidando da Birmingham a Londra, le fondamenta di tutto ciò che ha costruito rischiano di crollare. E questo perché ha deciso di "fare la cosa giusta" e di essere presente alla nascita di un figlio nato da una relazione occasionale, anche a costo di rinunciare alla sfida più importante della sua carriera professionale ("la più grande colata di calcestruzzo d'Europa") e di mettere a rischio la stabilità familiare. Girato praticamente in tempo reale (poco meno di 90 minuti) e ambientato tutto all'interno dell'abitacolo di una macchina, con un solo protagonista sullo schermo (il bravissimo Tom Hardy) che parla in continuazione al telefono (in vivavoce) con gli altri personaggi, "Locke" è un vero gioiellino di scrittura, di regia e di recitazione. "Due ore fa, quando sono salito su questa macchina, avevo un lavoro, una moglie e una casa. Ora non ho più nulla", dice a un certo punto il protagonista. Ma non è vero: ha finalmente chiarito a sé stesso qual è il suo ruolo nel mondo, ha sconfitto i fantasmi del passato e ha dimostrato quella sensibilità e quel coraggio che suo padre non aveva avuto nei suoi confronti, "ripulendo" di fatto il proprio cognome (che ora può essere sfoggiato con orgoglio anche nel titolo della pellicola) e gettando le fondamenta – di calcestruzzo! – di una vita nuova, da vivere con orgoglio e dignità. Se quello di Hardy, come detto, è l'unico volto che compare sullo schermo, alla buona riuscita del film contribuiscono anche tutti quegli attori che danno spessore ai loro personaggi soltanto attraverso la voce (temo già all'idea di come il doppiaggio italiano appiattirà tutto): la moglie, i figli, il capo, il collega, la donna che sta per partorire, e altri ancora. La sceneggiatura a incastro, dello stesso Knight, è praticamente perfetta, quasi un "dramma da camera" (nonostante l'insolita ambientazione autostradale) sul tema dell'assunzione di responsabilità, che segue passo passo i tentativi del protagonista di risolvere i problemi e le complicazioni che si affastellano in una notte da incubo, mentre cerca di percorrere fino in fondo la difficile strada che, con la sua scelta morale, ha deciso di seguire. Da segnalare anche la bella fotografia notturna di Haris Zambarloukos e l'avvolgente colonna sonora di Dickon Hinchliffe.
0 commenti:
Posta un commento