8 settembre 2011

Simon del deserto (L. Buñuel, 1965)

Simon del deserto (Simón del desierto)
di Luis Buñuel – Messico 1965
con Claudio Brook, Silvia Pinal
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Rivisto in DVD alla Fogona, con Giovanni.

Padre Simon è uno "stilita", ovvero un eremita che si è ritirato a pregare in cima a una colonna di pietra nel bel mezzo del deserto. Qui pratica il digiuno e l'ascesi, riceve visite da parte dei religiosi di un convento vicino, compie miracoli occasionali ed è tentato più volte dal demonio. Un film particolare anche all'interno della multiforme filmografia di Buñuel, a cominciare dalla durata (solo 45 minuti): esauriti i fondi a metà lavorazione e impossibilitato a portare a termine la pellicola, il regista vi aggiunse infatti un finale ambientato ai giorni nostri (in un night club di New York) per dargli una sorta di conclusione. Sospeso, come il suo protagonista, "fra cielo e terra", il film presenta un succedersi di momenti ironici, grotteschi, stravaganti e suggestivi: il miracolo che viene accettato, da parte dell'uomo che lo riceve, come se fosse la cosa più normale del mondo; la disarmante discussione fra Simon e un monaco sul concetto di "proprietà"; i momenti in cui lo stesso Simon dimentica le parole della preghiera o si accorge di vaneggiare ("Comincio a rendermi conto che non mi rendo conto di quello che dico"); le scene con il nano pastore (interpretato da Jesús Fernández, attore già visto in "Nazarin"); e naturalmente le tentazioni da parte del maligno, che ha fattezze femminili ed è interpretato sempre da Silvia Pinal, di volta in volta abbigliata con abiti alla marinaretta, acconciatura (e barba!) da Belle Epoque, o abiti moderni (nella scena finale nella discoteca, in mezzo a giovani che ballano il rock scatenandosi come in un "sabba", un ambiente davvero agli antipodi con il silenzio e la solitudine in cui Simon si era isolato). A un intervistatore che gli chiedeva se Simon, "con la sua libertà, la sua mancanza di senso della proprietà e il suo isolamento dall'establishment", fosse come un autentico hippy, Buñuel rispose che sì, "gli hippy avrebbero potuto nominarlo loro santo patrono. Ma nella nostra epoca gli hippy hanno fallito. E molti di essi sono stati affascinati dal rumore, dal rock, dalla chitarra elettrica e da altre cose demoniache". Indicativamente, a Simon che gli/le dice "Vade retro", Satana nella scena finale risponde "Vade ultra".

1 commento:

Marisa ha detto...

Bunuel è un vero mastro nello smascherare le ipocrisie e in questo caso nel mostrare come un eccesso di virtù possa passare nel vizio opposto: l'umiltà diventa orgoglio e la solitudine ascetica si trasforma in sfrenata competizione narcisistica...
Sono gli scherzi dell'inconscio che non si lascia addomesticare dalla volontà dell'Io, ma ribalta continuamente i suoi valori e si fa beffe delle sue intenzioni.
Jung ha chiamato "Enantiodromia" questa dinamica che regola il ribaltamento degli opposti e bisognerebbe imparare a conoscerla.