Il mare (Lee Hyun-seung, 2000)
Il mare (Siworae)
di Lee Hyun-seung – Corea del Sud 2000
con Jun Ji-hyun, Lee Jung-jae
**1/2
Visto in divx, in originale con sottotitoli.
Nel dicembre 1997 il giovane Sung-hyun si trasferisce ad abitare in un'accogliente palafitta sulla spiaggia, alla quale dà il nome "Il mare" (proprio così, in italiano: fra l'altro questo è il titolo internazionale del film). La casa è appena stata costruita, eppure il ragazzo ha la sorpresa di trovare nella cassetta postale una lettera di Eun-joo, datata 1999, che afferma di essere stata la precedente inquilina. Ben presto si rende conto che la missiva arriva dal futuro, e che la ragazza ha abitato nella casa non prima di lui, ma dopo. I due intrecciano una fitta corrispondenza, scoprendo così di vivere in due linee temporali diverse, costantemente a due anni di distanza. In qualche modo la buca delle lettere (che oltre alle missive può trasferire anche piccoli oggetti) è in grado di piegare il tessuto spazio-temporale su sé stesso come in un quadro di M.C. Escher (citato esplicitamente). Entrambi reduci da delusioni d'amore e da difficili situazioni familiari (lei ha rinunciato a seguire all'estero il suo fidanzato per inseguire una carriera di doppiatrice; lui ha abbandonato gli studi di architettura per un conflitto irrisolto con il padre), i due si confidano segreti e dolori, si fanno forza l'un l'altro, trovano conforto nelle rispettive parole e naturalmente finiscono con l'innamorarsi: ma come incontrarsi, se il tempo li divide? Lasciando da parte l'illogicità della vicenda (è inutile fare le pulci ai possibili paradossi temporali legati alla capacità di cambiare il passato o di prevedere il futuro), quella che rimane è una pellicola estremamente romantica e gradevole, dall'andamento quieto, lento e ondivago, tutta dedicata alla rappresentazione dei sentimenti di solitudine e di separazione dei due protagonisti, e di cui gli americani si affretteranno a realizzare un remake ("La casa sul lago del tempo", con Sandra Bullock e Keanu Reeves). Anche se la trama si basa su un'unica idea (che sembra uscita da un manga: non a caso Eun-joo afferma di leggere molti fumetti, e la sua miglior amica gestisce un manga shop) che, per quanto originale, fatica un po' a reggere per l'intera durata, è uno di quei film delicati e poetici, piacevoli da guardare, che scaldano il cuore. "Tutte le persone che ho amato sono sempre state irraggiungibili", scrive a un certo punto Sung-hyun, riferendosi non solo all'amore "a distanza" con Eun-joo ma anche al rapporto con il padre o con gli amici che pure vivono nel suo stesso presente. Il regista è assai poco prolifico: questo è il suo terzo lungometraggio, ma a oggi non ne ha diretti altri. L'attrice Jun Ji-hyun, molto carina (a tratti assomiglia vagamente a Shu Qi), era anche la protagonista di "My Sassy Girl". La casa sull'acqua, lambita nella nebbia, può far pensare a un altro film, sempre coreano ma dai toni completamente diversi: "L'isola" di Kim Ki-Duk.
2 commenti:
Lo ricordo un buon film, molto romantico ma non troppo sdolcinato grazie alla curiosa idea di partenza. Lo confondo un po' con Ditto (uscito lo stesso anno, o quasi), sempre coreano e sempre basato su parallelismi temporali. ciao, c
Come film romantico non è male, infatti! Ho letto anch'io di analogie con "Ditto", che ancora non ho visto. Così come non ho visto il remake americano con Sandra Bullock e Keanu Reeves...
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