19 marzo 2011

Mulan (B. Cook, T. Bancroft, 1998)

Mulan (id.)
di Barry Cook, Tony Bancroft – USA 1998
animazione tradizionale
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Rivisto in DVD, con Giovanni e Costanza.

Seguendo il progetto di "rotazione dei continenti" deciso dalla Disney per l'ambientazione dei suoi film di animazione, dopo l'Africa de "Il re leone", l'America di "Pocahontas", e l'Europa de "Il gobbo di Notre Dame", nel 1998 toccava all'Asia: ecco allora il primo lungometraggio disneyano ambientato in Estremo Oriente, ispirato alla leggenda cinese di Hua Mulan (ma nel film si usa la dizione Fa Mulan), una ragazza che si traveste da uomo per arruolarsi nell'esercito imperiale al posto dell'anziano padre e combattere le truppe nomadi che avevano invaso la Cina (insomma, una specie di Giovanna d'Arco!). Nonostante la presenza di quelle che all'epoca erano ancora caratteristiche irrinunciabili di ogni lungometraggio disneyano (le canzoni, che troppo spesso rallentano la vicenda; gli animaletti come spalla comica, in questo caso il draghetto Mushu – che nella versione originale aveva la voce di Eddie Murphy – e un grillo portafortuna, più un cavallo e un cagnolino ai quali viene dato fortunatamente meno spazio), il film è ben riuscito e rappresenta uno dei migliori esempi del cosiddetto "rinascimento disneyano" degli anni novanta: scenari e ambientazioni sono azzeccati (memorabile l'attacco degli Unni sulla neve), la storia è coinvolgente, lo stile di disegno minimalista è gradevole, i temi sono decisamente adulti e la psicologia del personaggio principale (gli altri sono poco più che macchiette) è sfaccettata e dinamica. Ad appesantire il tutto, purtroppo, c'è la succitata colonna sonora, con canzoni fra le meno ispirate mai sentite in un film disneyano (quasi tutte concentrate nella prima parte della pellicola: quando la trama decolla, fortunatamente, se ne fa a meno): si salva solo (ed è una delle mie canzoni Disney preferite!) quella relativa all'addestramento delle truppe, "Farò di te un uomo", che oltre ad essere assai orecchiabile ha anche il merito di non presentarsi come un semplice intermezzo musicale ma di contribuire a portare avanti la storia. La scena nel finale in cui l'imperatore si inchina davanti a Mulan, e tutta la sua corte fa lo stesso, potrebbe avere ispirato quella analoga ne "Il ritorno del re" di Peter Jackson. Il film venne proiettato anche in Cina (fra i doppiatori della versione in mandarino c'è persino Jackie Chan), ma con una distribuzione limitata che frustrò nell'immediato le speranze della Disney di conquistare il lucroso mercato dell'intrattenimento di quel paese.

2 commenti:

Barbara Cerquetti ha detto...

Non avevo mai notato questa cosa della "rotazione dei continenti", invece è vero! Ma l'Oceania? Forse Lilo e Stich...però è venuto parecchi anni dopo

Christian ha detto...

Sì, nella prima tornata di rotazione manca l'Oceania, forse si scelse di accorpare l'area del Pacifico all'Asia... Comunque la politica di rotazione andò avanti ancora per qualche anno (l'Africa con "Tarzan", l'America con "Le follie dell'imperatore", appunto l'Oceania con "Lilo & Stitch", ecc.) e poi venne abbandonata quando la Disney ridimensionò la produzione di film animati tradizionali (l'ultimo fu "Mucche alla riscossa" nel 2004, se non contiamo il ritorno di fiamma de "La principessa e il ranocchio") per dedicare tutte le risorse a quelli al computer, in un vano tentativo di emulare la Pixar.