30 novembre 2010

Le conseguenze dell'amore (P. Sorrentino, 2004)

Le conseguenze dell'amore
di Paolo Sorrentino – Italia 2004
con Toni Servillo, Olivia Magnani
***1/2

Rivisto in DVD, con Giovanni.

Il commercialista salernitano Titta Di Girolamo, un uomo grigio, metodico, riservato, serio ("l'unica cosa frivola che possiedo è il mio nome") e apparentemente incapace di esprimere emozioni, vive come un recluso da otto anni in un albergo in Svizzera. Ritenuto da tutti un uomo d'affari, in realtà si occupa di riciclare i proventi di Cosa Nostra versando in banca le valigie piene di denaro che periodicamente gli vengono recapitate. L'amore per la giovane barista dell'albergo lo spingerà però a compiere una scelta coraggiosa, incrinando le consuetudini più radicate e accettando volontariamente di pagarne le conseguenze. Il secondo lungometraggio della coppia Sorrentino/Servillo (dopo "L'uomo in più" e prima de "Il divo") è il folgorante racconto di un'esistenza triste e solitaria, incentrato su un personaggio che sembra anestetizzato dal destino e avulso dalla vita. È lui stesso, attraverso una voce off che evoca un film noir, a raccontare allo spettatore molte cose di sé: gli scarsi rapporti con i parenti (la moglie e i figli, rimasti in Campania; il giovane fratellastro, sportivo e globetrotter, che passa a salutarlo), la mancanza di relazioni sociali (il suo "miglior amico" è uno che non vede da vent'anni: bella e toccante la scena, nel finale, che lo mostra mentre lavora su un traliccio dell'alta tensione fra le montagne altoatesine, paesaggio simbolo di quella libertà che contrasta con la "prigionia" di Titta); la dipendenza dall'eroina (anche questa consumata settimanalmente in maniera metodica) e l'abitudine, una volta l'anno, di fare un completo "lavaggio del sangue". Ma lentamente la sua ritrosia e la riservatezza cominceranno a incrinarsi. Sorrentino gira con grande stile, dando vita a un'atmosfera fredda e sobria. La lunga scena d'apertura, nella quale i titoli di testa scorrono mentre un incaricato della banca porta la valigia lungo un nastro trasportatore, evoca sia "Il laureato" sia la sequenza iniziale di "Millennium mambo". L'ottima regia è ben accompagnata dalla fotografia algida di Luca Bigazzi, dall'evocativa e minimalista colonna sonora di Pasquale Catalano, e soprattutto dalla magistrale interpretazione di Toni Servillo, uno dei migliori attori italiani (se non il migliore) dell'ultimo decennio. La coprotagonista, al suo esordio sul grande schermo, è la nipote di Anna Magnani.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

E qui si torna a concordare al 100%. L'ho visto 4-5 volte, ma lo rivedrei anche altre 10 volte volendo. Servillo immenso, ovviamente.

Ale55andra

Giuliano ha detto...

Ho provato a guardare i film di Sorrentino e di Garrone...provarci ci ho provato. Mi spiace dirlo...(non so se ci proverò ancora, detto con il massimo rispetto, s'intende).

Christian ha detto...

Ale55andra: Io l'ho visto solo due volte, ma lo ritengo finora il miglior film di Sorrentino, è perfettamente equilibrato. D'accordo anche su Servillo! ^^

Giuliano: Nessun problema, ci mancherebbe...! So che tu sei più legato ai grandi autori del passato (un po' come me con il cinema americano). A me Sorrentino e Garrone piacciono perché sono fra i pochi (gli unici?) registi italiani recenti a fare un cinema "personale" e di qualità, senza inseguire le mode o ammiccare a un pubblico che chiede solo commedie di basso livello. I film di Garrone mi piacciono forse di più, mentre direi che come stile Sorrentino sia più bravo.

Giuliano ha detto...

Beh, non è proprio così, le novità sono sempre ben accette, il piacere di una storia ben raccontata rimane sempre. E' che io sono sofistico di natura...
:-)
Il problema vero l'ha spiegato bene Marco Bellocchio in un'intervista che ho visto da poco: con le nuove tecnologie viene spontaneo "pensare in piccolo", non si usa più la moviola, non c'è più la pellicola da vedere con i giornalieri, i film passano velcoemente nelle sale, magari hanno anche successo, ma tutto è pensato direttamente per la tv.
Mi è successo di pensarlo anche per "Gran Torino" di Eastwood: mi è piaciuto moltissimo, ma vederlo in tv è probabilmente la sua giusta destinazione.
Penso che il grande cinema non tornerà più, intendo Kubrick, per esempio...

Lakehurst ha detto...

beh, uno dei film italiani più belli del decennio, e dico uno dei perchè a me Il divo è piaciuto certamente di più.
Il discorso sul diverso "uso" del cinema mi pare un poco artificioso, prorpio i film di Garrone e Sorrentino danno il loro meglio al cinema, mentre sono d'accordo con l'idea di Gran Torino come film per la tv (o quasi), ma più che altro perchè Gran Torino è un film classico in tutto e per tutto, e oggigiorno gli stilemi del cinema classico sono passati ai film tv (beh, ai migliori s'intende).

Christian ha detto...

A me questo è piaciuto più de "Il divo", essenzialmente perché come personaggio un Titta Di Girolamo mi interessa più di un Giulio Andreotti... ^^

Lakehurst ha detto...

al di la del fascino verso il personaggio di Andreotti, ma mi ha colpito quanto Sorrentino l'abbia trasformato in un suo personaggio. un outsider dei suoi.
e comunque esteticamente Il divo mi pare più curato.

Giuliano ha detto...

L'intervista con Bellocchio è sul dvd di "Prima della rivoluzione" di Bertolucci; un'altra bella intervista sulle nuove tecnologie digitali è di Ermanno Olmi, sul dvd di "Cantando dietro i paraventi".
Olmi è entusiasta, Bellocchio ci lavora volentieri, ma questo del "lavorare in piccolo" un dato di fatto, come scrivere sul pc invece che a mano. E' un'altra cosa.

Christian ha detto...

Lakehurst: Sì, indubbiamente "Il divo" ha un'estetica curatissima, ma anche questo non scherza. Chissà ora come se la caverà Sorrentino a girare in America (il suo prossimo film avrà Sean Penn come protagonista).

Giuliano: Grazie dell'informazione, prima o poi prenderò quel dvd e vedrò l'intervista. Di recente ho cambiato il televisore e sono passato da un apparecchio a tubo catodico a uno LCD, e ora soffro un po' perché tutti i film, anche quelli vecchi, sembrano girati in digitale, quindi capisco un po' quello che vuoi dire.

Massimo Volpe ha detto...

Che Servillo sia il pilastro portante del film non c'è dubbio alcuno, pochissimi altri avrebbero potuto dare tale spessore al personaggio; ma è tutto il contesto del lavoro ad essere costruito benissimo con momenti , a mio avviso, di grandissimo cinema.
Concordo sul fatto che , pur attraverso vie diverse Sorrentino e Garrone possono essere considerati (insieme a Diritti)i più validi esponenti del cinema italiano.

Christian ha detto...

Servillo è stato una delle sorprese più positive del cinema italiano dell'ultimo decennio. Mi stupisco che non sia "esploso" prima. Forse è stato proprio in questo film che l'ho notato per la prima volta ("L'uomo in più" l'ho recuperato solo in seguito).

MonsierVerdoux ha detto...

bellissima opera seconda di un grande cineasta (uno dei pochi nostrani, va detto), con un grande servillo. ciò che più apprezzo in sorrentino è lo stile personale, a tratti vistuosistico (il piano sequenza che riprende l'arrivo di Servillo davanti ai apdrini della mafia è molto bello) ma mai gratuito, l'uso delle musiche. Molto bello, quasi quanto Il Divo.