Angelo (Ernst Lubitsch, 1937)
Angelo (Angel)
di Ernst Lubitsch – USA 1937
con Marlene Dietrich, Herbert Marshall
***
Visto in DVD, con Marisa.
La moglie di un brillante diplomatico inglese, trascurata dal marito, vive un'avventura di una sola sera a Parigi con un affascinante gentiluomo, al quale non rivela il proprio nome (lui la chiama "Angelo") e che non intende rivedere mai più. Ma pochi giorni dopo se lo ritroverà in casa a Londra, invitato dal marito, che naturalmente non è al corrente della loro fugace relazione. Come in molti altri lavori di Lubitsch, i temi sono quelli del desiderio e dei rapporti coniugali, e non manca il solito triangolo amoroso: ma stavolta non si tratta di una commedia, o almeno non soltanto (non mancano comunque infatti dialoghi e situazioni assai comiche, in particolare quelle legate alla servitù che commenta puntigliosamente il comportamento dei padroni, per non parlare dell'understatement britannico: "Com'è il tempo?" "Discreto", mentre diluvia). La pellicola è permeata da un retrogusto malinconico e struggente, quasi disperato, che non si dissipa nemmeno nel finale, anzi si rafforza con l'inquadratura dei coniugi che si prendono sottobraccia, allontanandosi di spalle, senza neanche guardarsi in volto: è il trionfo dell'amore ritrovato o piuttosto quello della rassegnazione? Marlene Dietrich è bellissima, misteriosa ed enigmatica: il suo personaggio ha molte ombre nel proprio passato (è stata un'escort di lusso?), eppure prova più volte a confessare tutto al marito (come nella scena in cui, durante la colazione, gli rivela di avere un amante, anche se sembra solo una provocazione fatta per gioco); Marshall e Douglas (entrambi già attori lubitschiani) sono soltanto satelliti che ruotano attorno a lei, perfetti nelle parti del flemmatico marito inglese che nemmeno si accorge di trascurare la consorte e dell'appassionato amante pronto a tutto pur di rivedere la sua adorata. Per queste caratteristiche ambigue, il film fu un flop ed è considerato uno dei meno popolari di Lubitsch: eppure non mancano i consueti "tocchi" di genio del regista, come nella scena in cui Marlene parla del brano che ha appena suonato al pianoforte alludendo invece alla sua avventura sentimentale ("Quando l'inizio di una cosa è molto bello, mi domando se è bene portarla a termine...") e naturalmente in quella – citatissima, anche da Truffaut nel saggio "I film della mia vita" – in cui la tensione durante la cena viene risolta senza inquadrare la sala da pranzo ma mostrando invece la cucina, attraverso i commenti dei camerieri che osservano i piatti man mano che ritornano: la signora non ha toccato cibo, l'invitato ha tagliato la bistecca in cento pezzettini senza mangiare nulla, e invece il marito – che sollievo! – ha fatto piazza pulita! A parte questi picchi, la pellicola (di cui è evidente l'origine teatrale) ha una consistenza strana e impalpabile, quasi come un sogno a occhi aperti. E il regista si adegua, mostrando personaggi che svaniscono nel nulla (Marlene nel parco di Parigi, quando lascia la fioraia e le violette sole sullo schermo) o risparmiandoci momenti chiave della storia (l'amante che, osservando il ritratto, capisce che "Angelo" è la moglie del suo anfitrione). Pessimo l'audio (non restaurato) del DVD italiano.
1 commento:
Meno ci si conosce e più lavora la fantasia e ...le proiezioni!
La donna bellissima e misteriosa (non rivelerà mai il suo nome) conosciuta in un elegante, ma equivoco salotto di una nobildonna russa fuggita dalla rivoluzione, diventa una ossessione e scatena una impossibile aspettativa di bellezza e purezza: l'Angelo appunto che si crede di intravedere tanto più quanto più è sfuggente ed impossibile.
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