22 novembre 2010

Il profumo del mosto selvatico (A. Arau, 1995)

Il profumo del mosto selvatico (A walk in the clouds)
di Alfonso Arau – USA 1995
con Keanu Reeves, Aitana Sanchez-Gijon
*1/2

Visto in TV, con Hiromi.

Un giovane reduce della Seconda Guerra Mondiale, insoddisfatto del suo lavoro e con un matrimonio infelice alle spalle, si offre di accompagnare una ragazza incinta e abbandonata, fingendo di essere suo marito, fino alla sua tenuta vinicola nel sud della California (la ragazza proviene da una ricca famiglia di agricoltori di origine ispanica). Nonostante l'iniziale ostilità del padre di lei, i due finiranno per innamorarsi davvero. Lineare e sdolcinato, scontato e prevedibile, il film è il remake di una pellicola di Blasetti del 1942, "Quattro passi fra le nuvole". Gran spreco di paesaggi da cartolina, illuminati da una fotografia ruffiana: il resto sono situazioni stereotipate (le ragazze che pestano l'uva), personaggi-macchietta (i nonni, i domestici), conflitti schematici, risoluzioni facili e senza alcuna fatica, per non parlare di diversi passaggi improbabili (l'incendio che si attacca all'intero vigneto nel giro di pochi secondi). Non male il cast maschile (Keanu Reeves è in buona forma, il padre della ragazza è Giancarlo Giannini, il nonno è Anthony Quinn); del tutto dimenticabile invece la protagonista femminile.

2 commenti:

Fabio ha detto...

Domanda che esula dal particolare film: ma tu riesci ancora a vedere film in televisione?
Le pause pubblicitarie che mettono oggi sono una cosa da denuncia. Dieci anni fa, anche sulla tv commerciale, era diverso.
Oggi se non è almeno mezzanotte i film che passa la tv non si possono guardare. Oggi riguardavo Delitto Perfetto e rete4 ha piazzato uno spot a spezzare la lunga scena finale, facendo perdere totalmente il filo...

Christian ha detto...

In effetti normalmente non vedo mai film in tv. Di recente mi è capitato un paio di volte, per caso e comunque per film che in realtà non mi interessavano particolarmente. Oltre alle pause pubblicitarie, mi danno fastidio le scritte in sovraimpressione che passano continuamente e, soprattutto, la consapevolezza che la pellicola è quasi sempre tagliuzzata qua e là.