11 ottobre 2010

Quarto potere (Orson Welles, 1941)

Quarto potere (Citizen Kane)
di Orson Welles – USA 1941
con Orson Welles, Joseph Cotten
****

Rivisto in DVD, con Rachele, Ilaria e Paola.

Alla scomparsa del magnate della stampa Charles Foster Kane, uomo ricco e potente che dalla propria vita ha avuto tutto e niente (modellato da Welles su William Randolph Hearst, che per questo motivo cercò in tutti i modi di boicottare l'uscita del film), un giornalista (William Alland) si interroga sul significato dell'ultima parola da lui pronunciata prima di morire nella sua immensa e sontuosa residenza di Xanadu: "Rosabella" (in originale, "Rosebud"). Nel corso delle sue indagini, il reporter intervisterà numerose persone che hanno conosciuto Kane, amandolo od odiandolo: la sua seconda moglie Susan Alexander (Dorothy Comingore), ex cantante d'opera fallita e alcolizzata; il suo braccio destro Bernstein (Everett Sloane), l'unico che gli è rimasto fedele; Jed Leland (Joseph Cotten), un tempo il suo migliore amico e ora in una casa di riposo; il maggiordomo di Xanadu, Raymond (Paul Stewart); in più consulterà le memorie del tutore di Kane da ragazzo, il defunto banchiere Thatcher (George Coulouris), che gli riveleranno informazioni sul suo passato e la sua famiglia. Ma l'insieme – complesso e contraddittorio – delle testimonianze e dei dettagli raccolti non gli permetterà di risolvere il rompicapo di "Rosebud", che invece Welles svelerà ai suoi spettatori soltanto nell'ultima inquadratura della pellicola: ciò che Kane rimpiangeva, giunto solo e infelice alla fine dei suoi giorni, era la serenità perduta della propria fanciullezza, quando non era altro che un bambino povero che giocava con una slitta sulla neve.

Forse non sarà il film più bello di tutti i tempi, come risulta dalla maggior parte dei sondaggi effettuati fra i critici cinematografici, ma sicuramente è uno dei più importanti: personalmente lo considero fra le tre pellicole che hanno maggiormente cambiato il linguaggio del cinema e fatto evolvere l'industria della settima arte, dividendone la storia – come uno spartiacque – in un prima e un dopo (le altre due sono naturalmente "Nascita di una nazione", 1915, e "Guerre stellari", 1977). A causa delle sue molteplici innovazioni, si tratta probabilmente anche della pellicola su cui sono stati scritti più saggi critici in assoluto, che ne sviscerano in ogni modo la tecnica (la fotografia di Gregg Toland, che consente di mettere a fuoco contemporaneamente gli elementi in primo piano e quelli sullo sfondo; le riprese dal basso, che mostrano il soffitto degli ambienti, una soluzione fino ad allora evitata perché si girava in teatri di posa; gli arditi movimenti di macchina, come quelli che dall'esterno entrano nel locale di Susan passando per il lucernario), la forma (la struttura a flashback, non lineare e antinarrativa; l'inserimento del finto cinegiornale all'inizio, che dona a tutto il film un'atmosfera da documentario; le scenografie barocche, con conseguente complessità visiva; l'utilizzo inedito degli effetti speciali; l'ampio ricorso al trucco, con l'invecchiamento di quasi tutti i personaggi principali) e i contenuti (la "dissezione" del protagonista, o meglio della figura centrale del film, mostrata da molteplici punti di vista che talvolta ricordano uno stesso episodio in maniera diversa; la personalità enigmatica di Kane, narcisista e ambizioso ma anche liberale e difensore degli oppressi, accusato di essere fascista o comunista a seconda dei casi ma indubbiamente un uomo grandioso, eccessivo e pienamente "americano", come lui stesso si definisce; la fusione della sua vicenda personale con gli ultimi decenni della storia degli Stati Uniti, dalla guerra di Cuba alla grande depressione; e naturalmente la denuncia del potere dei mass media, in grado di manipolare l'opinione pubblica, di influenzare le carriere politiche nel bene o nel male e persino di scatenare conflitti bellici, come nel caso della guerra ispano-americana che lo stesso Hearst/Kane fu accusato di aver istigato: un aspetto, questo, messo in particolare risalto dal titolo italiano del film, che indica nel controllo dei media il "quarto potere" dopo quello legislativo, giudiziario ed esecutivo – argomento quanto mai d'attualità!), per non parlare delle vicissitudini produttive, a loro volta così tormentate e leggendarie da essere state narrate in molti altri film e documentari.

Il giovane e talentuoso Welles aveva infatti solo 25 anni (!) quando ha realizzato "Quarto potere", ma si era già conquistato una certa notorietà per le sue produzioni teatrali (dal Mercury Theatre da lui gestito proviene la maggior parte degli attori del film, molti dei quali al loro debutto cinematografico, come Joseph Cotten, Agnes Moorehead, Everett Sloane, Ray Collins, George Coulouris) e radiofoniche (celebre il caso de "La guerra dei mondi" che aveva terrorizzato gli ascoltatori, facendo credere che fosse davvero in atto un'invasione aliena), al punto da ottenere dalla RKO un contratto mai visto prima, con il diritto di sviluppare a sua completa discrezione il soggetto e la sceneggiatura, e persino il privilegio del final cut. Nonostante il successo di critica, il film incassò poco al box office – anche a causa del boicottaggio da parte di Hearst – e cadde quasi subito nel dimenticatoio: e Welles perse il proprio credito presso i produttori della RKO, che interferirono notevolmente nel successivo "L'orgoglio degli Amberson". La rivalutazione della pellicola comincia a partire dagli anni cinquanta, grazie ai critici francesi della Nouvelle Vague, e oggi – come detto – è tradizionalmente considerato "il più grande film di sempre". Per chi avesse qualche dubbio, sono innumerevoli le immagini, le sequenze, le frasi e i momenti entrati nell'immaginario collettivo (a partire dal meraviglioso incipit, con la morte di Kane mentre regge in mano la palla di vetro), così come gli spunti, le atmosfere e i concetti riutilizzati o citati in seguito da mille altri registi. Alcune curiosità: la sceneggiatura (che valse al film il suo unico premio Oscar) è stata scritta da Welles insieme a Herman J. Mankiewicz, fratello minore di Joseph L. Mankiewicz, a sua volta grande regista e sceneggiatore; la colonna sonora di Bernard Herrmann (anche lui all'esordio come compositore per il cinema e destinato a una grande carriera), considerata molto innovativa per come fonde la musica con le immagini, è stata in gran parte sostituita nell'edizione italiana da brani di musica classica.

14 commenti:

Giuliano ha detto...

Mi sono sempre chiesto anch'io perché si dica "il più bello": il più importante, certamente, ma dire "bello" è fuorviante, anche perché si tratta di un film difficile e per capirlo bene bisogna studiare, sapere chi era Hearst, eccetera. Non è nemmeno un film riposante, con tutti quei cambi d'inquadratura...
Però devo correggerti: va bene che tu non c'eri, ma "Odissea nello spazio" di Kubrick viene più di dieci anni prima, Spielberg se l'è bevuto tutto. (e mica solo Spielberg!!).
Però, ok, quando è uscito Star wars tu eri nell'età giusta, io ero già a lavorare...
:-)

Christian ha detto...

Infatti: il "bello" è soggettivo, mentre l'importanza storica o l'evoluzione del linguaggio sono fattori oggettivi. In ogni caso credo che mediamente si debba guardarlo più volte e farsi una cultura cinematografica (e non solo ) superiore alla media, per apprezzarlo appieno... ^^

Quanto a "Guerre stellari". l'ho messo fra i film più influenti perché ha dato il via all'industria del cinema-giocattolo, ai blockbuster per famiglie come quelli che escono ancora adesso. Dal lato artistico "2001" è indubbiamente più bello, ma non ha avuto lo stesso impatto dal punto di vista commerciale. Oggi gran parte del cinema che viene prodotto da Hollywood (da Batman a Harry Potter) è figlio di Lucas/Spielberg, purtroppo, non di Kubrick...

Giuliano ha detto...

Sì, questo è un discorso giusto. Il film di Kubrick ebbe un'enorme importanza sul cinema, da Guerre Stellari nacque il marketing.
Quello che la maggior parte della gente (e anche dei critici, purtroppo) non ha mai capito è che i grandi successi nascono dalla visione attenta dei grandi maestri da parte di gente più furba (non lo dico in senso negativo).
Da tre battute sul pentagramma di Bach si può costruire una sinfonia, da cinque minuti di Fellini si può trarre un film di un'ora e mezza, eccetera eccetera.
Sembra facile, e invece purtroppo lo capiscono in pochi.

Christian ha detto...

Quel che dici è verissimo, e proprio il film di Welles lo dimostra. Basterebbero pochi minuti di "Quarto potere" a ispirare interi film anche ai giorni nostri. Persino nell'ultimo film di Nolan, "Inception", c'è n'è un'eco: la girandola di carta che il vecchio magnate morente custodisce nella sua cassaforte è un'evidente rimando alla slitta di Kane.

Anonimo ha detto...

Si, d'accordissimo su tutto. Ma tre stelline e mezzo?? Perchè!?!? Se si può usare la parola capolavoro in pieno, secondo me questo è il caso!

Ale55andra

Christian ha detto...

Hai ragione. Ma quattro stelle (il massimo) sono riservate ai miei "film del cuore", non necessariamente ai più belli o ai maggiori capolavori della storia del cinema! ^_^

Marisa ha detto...

E' un film che ha bisogno di più rivisitazioni per essere apprezzato in pieno (almeno per me è stato così) e non stupisce quindi che subito sia stato sottovalutato e si sia rivelato profetico continuando ad agire, magari inconsciamente, sugli altri registi ancora adesso.
Certo che solo una personalità particolarmente dotata di intuito può cogliere a 25 anni i semi che si stanno preparando ad esplodere.

Christian ha detto...

Pensare che Welles avesse solo 25 anni al momento di girare "Quarto potere" è una cosa che mi stupisce sempre moltissimo. Va bene che era un genio, e che una volta gli artisti erano più precoci, ma fare un film del genere a quell'età è davvero qualcosa di eccezionale!

Anonimo ha detto...

Hai ragione per quanto riguarda le stelle. Sarà che per me oltre ad essere un capolavoro è anche un film del cuore...

Ale55andra

MonsierVerdoux ha detto...

Per me questo non solo è il film più importante della storia del cinema, ma è anche "il film più bello" (o film del cuore, come dic e ale): io rimango a bocca aperta quando vedo i dolly e i piani-sequenza di quarto potere, quando vedo i personaggi ripresi dal basso con una prospettiva sghemba che li deforma rendendoli giganti mosturosi, quando assisto al finto documentario che fa da prologo al film, quando vedo i tagli della luce e della fotografia, il meccanismo a incastri e flashback che oggi va tanto di moda...un film maledettamente grande, immenso, unico.
Sulla rivoluzionarietà del cinema sono d'accordo: secondo me vi sono state 3 grandi rivoluzioni nel cinema sonoro: quarto potere (la nascita del cinema moderno), guerre stellari (la nascita del blockbuster), pulp ficiton (la nascita di un nuovo modo di concepire la scrittura di un film).

Christian ha detto...

Bellissimo sì (non a caso gli ho messo la tag personal cult, riservata a pochi!), ma "il più bello"? Personalmente, anche se meno importanti di questo, di Welles amo forse di più "L'infernale Quinlan" e "Othello". Ma queste sono questioni che non intaccano in alcun modo la grandezza del film.

Su "Pulp fiction" hai ragione, ha rappresentato un nuovo grande spartiacque: non l'ho citato insieme agli altri perché è un film ancora relativamente recente, ma Tarantino è stato forse colui che negli ultimi vent'anni ha maggiormente cambiato il cinema, e dunque – che i suoi film piacciano o meno – il suo nome non stona al fianco di Griffith, Welles & Co.
Speriamo soltanto che un giorno non saremo costretti a dire lo stesso di "Avatar"... :P

MonsierVerdoux ha detto...

io lo spero, sai che non ho amato molto l'ultimo film di cameron, a mio parere tremendamente sopravvalutato!

Christian ha detto...

Anch'io la penso così su "Avatar". Solo il tempo, comunque, ci dirà se avrà rappresentato qualcosa di epocale o meno. ^^
Anche per "Quarto potere" ci sono voluti quindici-vent'anni prima che se ne riconoscesse appieno l'importanza.

Christian ha detto...

Ho deciso di ripensare alcuni giudizi in maniera più oggettiva (per lo stesso motivo ho introdotto la tag "Capolavori" – per i film più o meno universalmente ritenuti tali – da sovrapporre o sostituire in certi casi a "Personal cult"), e dunque restituisco a "Quarto potere" le sue quattro stelline piene.