14 dicembre 2009

La rosa di Bagdad (A. G. Domeneghini, 1949)

La rosa di Bagdad
di Anton Gino Domeneghini – Italia 1949
animazione tradizionale
**1/2

Rivisto in DVD, con Elena e Marisa.

Il perfido sceicco Jafar vorrebbe sposare la principessa Zeila, giovane figlia del bonario Oman, califfo di Bagdad, e impadronirsi così del suo regno. Ma il piccolo musicista Amin, amico della ragazza sin dall'infanzia, la salverà dagli intrighi e dalle magie di Burk, uno stregone oscuro al servizio dello sceicco, che possiede un mantello in grado di farlo volare. Apertamente debitore allo stile disneyano, si tratta del primo lungometraggio italiano (forse addirittura europeo) a cartoni animati, nonché del primo film a colori prodotto nel nostro paese. Domeneghini lo mise in cantiere nel 1940, quando l'ingresso dell'Italia in guerra bloccò di fatto ogni attività nel mercato pubblicitario dove lavorava, suggerendogli così mettere la sua équipe di animatori al servizio del cinema. Fra gli artisti coinvolti spicca il grande Angelo Bioletto, che in seguito sarebbe diventato uno dei primi disegnatori italiani di "Topolino". Solo a guerra terminata la pellicola potè però essere completata (la lavorazione del colore avvenne negli studi inglesi della Technicolor), giusto in tempo per essere presentata alla Mostra di Venezia del 1949. Se stilisticamente i debiti alla "Biancaneve" di Walt Disney sono evidenti, anche per quanto riguarda i personaggi non mancano somiglianze: i tre buffi saggi Tonko, Zirko e Zizibè, ministri e consiglieri del califfo, ricordano i sette nani (ma anche i savi Ping, Pong e Pang della "Turandot" di Puccini!); e non mancano gli animaletti che aiutano i nostri eroi (come la gazza ladra Kalina) e le canzoni (la voce di Zeira è di Beatrice Preziosa; nell'edizione inglese, "The singing princess", venne doppiata da una diciassettenne Julie Andrews). Più originale è l'ambientazione, che mescola l'Arabia fiabesca delle "Mille e una notte" (c'è anche il genio della lampada) con avventure e magie in stile "Orlando furioso" (il castello di Burk fa venire in mente quello di Atlante). L'animazione è piuttosto fluida, e i fondali sono splendidi: nel complesso, è un pezzo di storia del cinema italiano (e del cinema di animazione) che vale la pena di conoscere o di riscoprire.

2 commenti:

gparker ha detto...

Mi manca e lo sto cercando da un po' ma non concordo sulla definizione del primo lungometraggio d'animazione italiano.
Io tifo I fratelli Dinamite dei Pagot dall'incerta datazione ma dalla lavorazione più lunga e iniziata prima.

Christian ha detto...

"I fratelli Dinamite" venne in effetti presentato nel 1949, contemporaneamente a questo. Stando però a ciò che si legge in rete (per esempio su Wikipedia, per quanto possa essere affidabile), la sua lavorazione cominciò nel 1942, mentre quella della "Rosa di Bagdad" nel 1940.
Certo è che erano tempi pionieristici e ben poco documentati, dunque forse la questione è ancora aperta.