15 dicembre 2009

Mille miglia... lontano (Zhang Yimou, 2005)

Mille miglia... lontano (Qian li zou dan qi)
di Zhang Yimou – Cina/Giappone 2005
con Ken Takakura, Li Jiamin
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Visto in DVD, con Giovanni.

Per esaudire un desiderio espresso dal figlio Kenichi, che sta morendo in ospedale e con il quale non parla più da anni, un padre di mezza età si reca dal Giappone in Cina con l'intenzione di filmare la performance di un celebre attore dell'Opera di Pechino. Ma quest'ultimo è stato rinchiuso in carcere: per poterlo incontrare, l'uomo dovrà affrontare la burocrazia cinese e superare i problemi di lingua; e per convincerlo a esibirsi davanti alla sua videocamera, dovrà intraprendere un difficile viaggio fino a uno sperduto villaggio, dove vive il suo figlioletto di otto anni. Zhang Yimou mette da parte per un attimo le grandiose ma sterili pellicole wuxia come "Hero" e "La foresta dei pugnali volanti" per tornare a un cinema più intimo e personale, benché continuamente ad alto rischio di retorica e di buonismo. Attraverso un viaggio in un paese estraneo ed esotico (per il protagonista, naturalmente, non per il regista!), ritratto mediante una fotografia pulita e patinata, quasi da depliant pubblicitario, Zhang si sofferma sul difficile rapporto fra padri e figli (a quello fra il signor Takata e Kenichi fra riscontro quello fra Li Jiamin e il figlioletto) e soprattutto sulla difficoltà di riuscire ad esprimere i propri sentimenti: non a caso la sceneggiatura sceglie come protagonista un giapponese, un membro cioè di una delle popolazioni che più di tutte fanno ricorso a formalità e ipocrisie nel linguaggio e nei rapporti sociali. Soprattutto nella seconda parte, quella che descrive l'incontro fra l'anziano nipponico e il piccolo cinesino, il film riesce, se non a commuovere, almeno a veicolare con efficacia il suo messaggio. Interessante, in ogni caso, la riflessione sulla "solitudine" che un viaggiatore sperimenta (per propria volontà?) quando si trova all'estero, circondato da luoghi e da una lingua che non conosce.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non un grande Zhang, però in parte riuscito.
Comunque, secondo me, Hero è uno dei suoi capolavori!

Christian ha detto...

Nonostante il cast grandioso, e l'indubbia bellezza visiva, "Hero" mi era parso un po' troppo schematico e ingessato. Dovrei rivederlo. Comunque generalmente preferisco lo Zhang dei film più intimi, come "La storia di Qiu Ju", "Non uno di meno", "Keep cool"...

Martin ha detto...

Premesso che anche io sono d'accordo con te su quali siano i suoi film più belli, Hero è stata davvero una piacevole sorpresa, un film di una bellezza visiva straordinaria.
Dipenderà forse anche dal fatto che mi aspettavo qualcosa di "commerciale" e convenzionale ma mi è parso invece un film in cui la mano dell'autore si vede molto più che in opere celebratissime (in occidente) come La Tigre e il Dragone.

Christian ha detto...

Come ho detto, vorrei rivederlo perché ho l'impressione che potrei rivalutarlo (a differenza invece de "La foresta dei pugnali volanti").