Natalya Ushviy (S. Paradžanov, 1959)
Il regista armeno Sergej Paradžanov (il cognome è talvolta traslitterato anche come Parajanov o Paradzhanov) è uno degli autori più personali e interessanti dell'ex Unione Sovietica. Il suo stile estetico e visionario, che alcuni hanno definito "antinaturalismo estetizzante" e "verismo fantastico", si sposa però ben poco con quel realismo socialista che costituiva di fatto la corrente artistica "ufficiale" nell'ex URSS, e per questo motivo da un certo momento in poi il regista è stato pesantemente osteggiato dal regime sovietico. In realtà nei suoi primi anni di attività, presso gli studi Dovženko a Kiev, Paradžanov ha realizzato soprattutto documentari o pellicole su commissione, quasi sempre a sfondo propagandistico. Dopo aver visto "L'infanzia di Ivan" di Tarkovskij, però, comprese che era possibile una via più personale e poetica al cinema. E dal 1964, con "L'ombra degli avi dimenticati", diede inizio a una produzione più libera e indipendente. Con il successivo "Il colore del melograno" (1968), da molti considerato il suo capolavoro, cadde però in disgrazia presso le autorità, che gli negarono il permesso di girare altri film fino al 1984 (e fu anche più volte imprigionato nei campi di lavoro con le accuse di omosessualità e di contrabbando d'arte). Solo a metà degli anni ottanta, quando il clima politico cominciò a cambiare, potè tornare dietro la macchina da presa con "La leggenda della fortezza di Suram" e "Ashik Kerib". È morto nel 1990.
Natalya Ushviy (Natalya Uzhviy)
di Sergej Paradžanov – URSS 1959
con Natalya Ushviy
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Visto in divx, in originale con sottotitoli.
Il regista ha rinnegato pubblicamente tutti i suoi film precedenti il 1964, definendoli "spazzatura": forse esagerava, ma a giudicare da questo cortometraggio di una trentina di minuti – che fra l'altro è essenzialmente un film di montaggio – non aveva nemmeno tutti i torti. Si tratta di un documentario realizzato su commissione per gli studi televisivi di Kiev, sulla carriera di un'attrice teatrale e cinematografica ucraina, Natalya Mikhailovna Ushviy. Dopo una breve introduzione, vengono mostrati numerosi spezzoni dei film che ha l'attrice ha girato nel corso degli anni. Patriottismo, retorica di regime ed elogio dell'arte socialista si fondono per dare come risultato una pellicola fredda e poca ispirata, che non riesce a veicolare alcuna emozione: la protagonista rimane una figura vuota, mentre gli spezzoni dei suoi film sono presentati alla rinfusa e senza un contesto o un filo conduttore. Interesse, zero. Due anni più tardi, Natalya Ushviy verrà diretta dallo stesso Paradžanov in un ruolo minore in "Rapsodia ucraina".
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