Tutti i battiti del mio cuore (J. Audiard, 2005)
Tutti i battiti del mio cuore (De battre mon coeur s'est arrêté)
di Jacques Audiard – Francia 2005
con Romain Duris, Niels Arestrup
***
Visto in divx, con Marisa.
Il giovane Tom Seyr è uno scontroso speculatore edilizio senza scrupoli, che non si fa problemi a compiere violente incursioni notturne per "liberare" gli appartamenti che gli interessano dagli occupanti abusivi. Ma il suo stile di vita cambia improvvisamente quando gli si prospetta la possibilità di fare un audizione come pianista: l'amore per la musica classica, trasmessogli dalla madre scomparsa (che era una concertista), torna così a far capolino, anche se sembra difficile conciliarlo non solo con gli impegni di "lavoro" ma anche con i tanti problemi di natura personale che lo affliggono: aiutare il suo problematico padre a chiudere i conti in sospeso con un losco trafficante russo, e coprire le scappatelle coniugali di un suo socio, della cui moglie è segretamente innamorato. Un gran bel film sul potere salvifico dell'arte (della musica, nella fattispecie), che – come ne "Le vite degli altri" – si rivela capace di stimolare una crescita interiore e di portare luce e umanità anche nelle esistenze più squallide e disperate. Al terzo film di Audiard che vedo (dopo "Sulle mie labbra" e "Un prophète"), mi sembra ormai evidente quanto il regista sia particolarmente interessato – oltre che ai temi fondamentali della redenzione e del cambiamento – a quello del linguaggio e della ricerca di un idioma comune in grado di superare le barriere etniche o sociali (belle, per esempio, le sequenze in cui Tom prende lezioni di pianoforte dall'insegnante cinese, con la quale non è in grado di scambiare che pochissime parole e con cui comunica – oltre che con la musica – attraverso gli stati d'animo). Duris offre una memorabile e intensa interpretazione, mentre Audiard dirige con eleganza e fermezza, confermandosi un regista estremamente interessante anche se poco prolifico. Curiosamente anche suo padre Michel Audiard era un regista, e questo spiegherebbe come mai nei suoi lavori le relazioni fra padri e figli (reali o "adottivi") siano così importanti. Il ritratto psicologico del protagonista è assai curato e la macchina da presa, di fatto, non lo abbandona per un solo istante, senza però che questo vada a discapito della partecipazione o del coinvolgimento emotivo dello spettatore. Alcune note: il film sarebbe ispirato a una pellicola americana con Harvey Keitel, "Rapsodia per un killer" ("Fingers", 1978) di James Toback; i brani al pianoforte che si sentono nel film (in particolare la toccata in mi minore di J. S. Bach) sono stati eseguiti dalla sorella del protagonista, la concertista Caroline Duris.
16 commenti:
sembra interessante... leggendo la trama del film in qualche modo mi è tornato in mente "Lezioni di piano" di Jane Campion (gran bel film)...
(scusa se negli ultimi tempi non mi sono fatto sentire... ma sono stato impegnato per vari motivi)...
a presto!!!
questo è un film veramente straordinario. Una delle cose più belle e intense del decennio.
I pezzi al piano sono straordinari ma soprattutto sono impazzito per il lento cambiamento di lui, quando piano piano la musica gli cambia l'esistenza e non riesce più ad essere lo stesso. non pensa ad altro tutto il giorno.
Talmente mi ero esaltato che ho preso l'originale. E l'ho trovato veramente ignobile. Assurdo come Audiard sembri aver capito meglio di Toback una storia ideata da Toback...
Ciao Christian, secondo me se vedi l'originale di Toback (film misconosciuto atque sottostimato quant'altri mai) qualche riserva su questo ti rampolla.
Viva la stirpe Audiard e a presto!
Ale
PS- Se riesci a farlo, recupera anche l'esordio di Jacques (Regarde les hommes tomber"): è uno dei suoi film migliori.
Vision: Non credo che abbia molto a che vedere con “Lezioni di piano” (che a me, a dire il vero, non era piaciuto molto, ma non l'ho più rivisto da quando è uscito), a parte la presenza del pianoforte, ovvio! ^^
Ci sentiamo, sei sempre il benvenuto!
gparker: So che ti era piaciuto moltissimo, ricordo il tuo entusiasmo per Audiard... A dire il vero stavo proprio pensando di recuperare il film di Toback per vedere in quanto differisce da questo. Tu dici che è così brutto?
Ale: E tu dici invece che il film di Toback è bello? A questo punto, dopo giudizi così contrastanti, sono davvero curioso di vederlo...
Ho letto che prima di “Sulle mie labbra”, Audiard ha girato altri due film: oltre a “Regarde les hommes tomber” (1994) c'è anche “Un héros très discret” (1996). Sarà il caso di recuperarli tutti e due...
E' il caso, è il caso ;)
http://cinemadadenuncia.splinder.com/post/18826896/REGARDE+LES+HOMMES+TOMBER
http://cinemadadenuncia.splinder.com/post/18835181/Un+h%C3%A9ros+tr%C3%A8s+discret
Buona giornata
Ale
A differenza di Ale ho amato soprattutto l'interpretazione di Duris e di conseguenza la capacità del regista di far suonare anche le corde più nascoste di questo attore.
Pur buono il film è un gradino al di sotto di Sulle mie labbra ed Un prophete.
Un saluto
Anch'io direi che "Un prophète" è superiore, ma forse "Sulle mie labbra" no. Dovrei rivederli più di una volta, comunque (E "Sulle mie labbra" l'ho visto solo quando era uscito, una decina di anni fa). Sono d'accordo su Duris, mi è piaciuto molto.
Un saluto anche a te!
Nom de Dieu, Duris no: egli è pernicioso nel senso proprio di "entità che provoca effetti o danni estremamente gravi" ;)
Vabbè sull'attore klapischiano a pensiamo antiteticamente, pas grave.
A Quai des Orfèvres!
Ale
Ah dimenticavo, a mio avviso i film di Audiard si collocano nel seguente ordine, con relativi voti:
- "Un prophète" 9
- "Sur mes lèvres"; "Regarde les hommes tomber" 8
- "Un héros très discret" 7,5
- "De battre mon coeur s'est arrêté" 7
Ale
Non credo di aver mai visto una pellicola di Klapisch, e non mi ricordo di aver mai visto prima Duris all'opera, quindi il mio apprezzamento dipende soltanto da questo film... ^^
Duris è l'attore feticcio di Kaplish: l'appartamento spagnolo e bambole russe i film (specialmente il primo)che li hanno resi entrambi famosi al grande pubblico.
Concorde sulla classifica dei film di Audiard..peccato per i film mai distribuiti in Italia... li ho persi ma rimedierò presto
Mi manca, ma la tua recensione è molto interessante e il film mi incuriosisce soprattutto per la comunicazione attraverso la musica.
Se ti capita, vedilo, dovrebbe piacerti! A dire il vero il tema della comunicazione è più marginale rispetto a quello della "riscoperta di sé stesso" attraverso la musica.
Che bel film! Mi ha preso per tutta la sua (adeguata) durata.
Bello anche il rapporto tra genitori e figli - tra i desiderata dei genitori il figlio, cha ha un po' di papa' e un po' di mamma, si trova spesso a combattere con la sua vera vocazione. E la vita alla fine porta conisiglio e concilia in qualche modo le due anime - alla fine diventa il manager della pianista cinese. Chissa' se mai sarebbe potuto diventare lui stesso un concertista...?
Stimolante e delicato nell'affrontare temi difficili.
Giovanni
Grazie per il commento, Giovanni!
Non credo che Tom sarebbe potuto diventare davvero un concertista: ma la musica comunque gli "riapre" un mondo che aveva abbandonato e lo aiuta a cambiare vita (tanto che alla fine, pur avendone la possibilità, sceglie di non uccidere il gangster russo che aveva ucciso suo padre).
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