25 luglio 2009

Il silenzio sul mare (T. Kitano, 1991)

Il silenzio sul mare (Ano natsu, ichiban shizukana umi)
di Takeshi Kitano – Giappone 1991
con Claude Maki, Hiroko Oshima
***1/2

Rivisto in VHS, in originale con sottotitoli, con Marisa e Daniela.

Poetico, delicato, minimalista e riflessivo: il terzo film di Kitano – il primo in cui il regista non recita di persona e in cui si distacca dalle consuete e sanguinose vicende a base di yakuza e poliziotti – spiazza ancora una volta gli spettatori raccontando la storia di una coppia di fidanzati sordomuti alle prese con la passione del ragazzo per il surf. Lui, Shigeru, è un netturbino che un giorno trova una tavola buttata via e decide quasi casualmente di provare a praticare quello sport; lei, Takako, assiste amorevolmente ai suoi progressi guardandolo dalla riva, ripiegando con cura gli abiti che lui lascia sulla spiaggia e incitandolo quando decide di iscriversi a una gara impegnativa. Quasi senza trama e senza dialoghi (già normalmente nei lungometraggi di Kitano si parla poco, figuriamoci in questo!), la pellicola scorre lenta e rilassata ed è ravvivata da alcuni momenti romantici e da deliziosi tocchi umoristici (la scena in cui il ciclista cade improvvisamente dal molo, sorprendendo tanto gli spettatori quanto i personaggi sullo schermo, è geniale), in parte incentrati sulle disavventure di alcuni personaggi minori – inconfondibilmente kitaniani – come i due amici di Shigeru che, dopo averlo preso in giro, ne seguono le orme. Nel finale, in maniera inaspettata vista la sostanziale assenza fino ad allora di momenti drammatici, irrompe una misteriosa tragedia che aggiunge un particolare spessore fatalista all'intera vicenda.

Il mare è un tema ricorrente nelle opere di Kitano, che spesso ama mostrare i suoi personaggi sulla spiaggia o di fronte alle onde. Con questo lungometraggio comincia anche la fondamentale collaborazione con il compositore Joe Hisaishi (già noto per le musiche dei film di Hayao Miyazaki), che realizza una bella colonna sonora nella quale spicca il tema principale, "Silent love". Da segnalare il cameo di Susumu Terajima (quasi un attore feticcio di Kitano) nel ruolo del camionista che dà un passaggio a Shigeru e Takako. Il titolo originale si può tradurre con "Quell'estate, il mare era molto calmo". Il film è noto in occidente anche con il titolo inglese "A scene at the sea", mentre quello italiano è identico a quello di una pellicola di Jean-Pierre Melville ("Le silence de la mer").

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Christian, per me "Ano natsu, ichiban shizukana umi" è un autentico capolavoro. Adoro questo modo così smorzato e "insonorizzato" di trattare i sentimenti, tutto il contrario delle ricattatorie ostentazioni emotive. Il finale, fusione dei due protagonisti nell'anima della tavola da surf, mette letteralmente i brividi per assenza di retorica e purezza amorosa.

Un caro saluto e buone ferie :)

Ale

Christian ha detto...

Su questo film sono d'accordissimo, Ale!

Purtroppo le ferie sono finite... ^^

Fabio ha detto...

Ho conosciuto Kitano con Dolls, che mi catturò. Poi in Zatoichi ho potuto apprezzare altre sue corde, come la capacità di girare l'azione e il demenziale.
I vecchi invece mi stanno convincendo meno: ad Hana-Bi riconosco una oggettiva bellezza, anche se mi ha in parte annoiato.
Kikujiro e Il silenzio sul mare invece li trovo davvero troppo insistiti, troppo battenti sulle stesse immagini, specie quest'ultimo.

C'è anche da dire che ho visto un pessimo VHS-rip, e questo penalizza molto i film fatti molto di immagini.

Credo che prima di buttarmi sugli altri film di yakuza mi prenderò una pausa.

Christian ha detto...

Fermo restando che all'interno della filmografia di un regista è legittimo che ognuno si faccia una personale classifica (come forse ho già scritto, per me "Hana-bi" e "Sonatine" restano i due capolavori più rappresentativi di 'Beat' Takeshi, mentre amo meno i film più goliardici e caciaroni come "Getting any?" e "Takeshis'"), ti consiglio di rivedere le pellicole di Kitano più volte: sono infatti film che si apprezzano sempre di più a ogni passaggio. "Zatoichi", in realtà, è uno dei più accessibili anche alla prima visione (avrei detto lo stesso di "L'estate di Kikujiro", però! ^^;), mentre "Hana-bi" può forse risultare inizialmente un po' ostico. Quanto a "Silenzio sul mare", è l'insieme che deve essere valutato, non le singole sequenze (alcune delle quali, come la gara di surf, in effetti non avrebbero un gran valore se giudicate da sole)...
Insomma, più che una pausa, ti consiglio quasi quasi di dedicarti a una seconda visione, almeno di "Hana-bi"... ^^

Fabio ha detto...

Guarda, avevo già deciso di guardare una seconda volta proprio Hana-Bi, per intero (degli altri ne ho riguardato tante volte dei frammenti).

Kikujiro non è che non sia accessibile, è che è un film che reitera davvero troppo certe situazioni ed immagini. A suo tempo ne discutevo con gparker e anche lui conveniva sul fatto che nell'ultima mezzora si corre il rischio della noia a più riprese.

Io di solito sono ben disposto verso i ritmi lenti e le storie minimali, però su come Kitano organizza e sviluppa i suoi film a volte non riesco proprio ad entrare. Mi restituiscono una sensazione di disordine, di incompiutezza.

In tutto questo rimango ogni volta stupito dalla quantità di musica bellissima fatta da Hisaishi.

Christian ha detto...

Non saprei, a me "Kikujiro" sembra esente da questo tipo di difetti. Anzi, proprio la parte finale (quella dopo l'incontro con la madre, quando i personaggi restano diversi giorni a "giocare" in campeggio sulla spiaggia) mi sembra invece divertentissima e fondamentale: certo, il suo valore sta nel fatto che arriva alla fine, dopo tutto il viaggio e le delusioni, e quando ormai anche il personaggio di Kitano è cambiato e maturato (almeno in parte). In fondo "Kikujiro" è una versione più leggera e meno tragica di "Sonatine", anche lì si vedevano a lungo i personaggi perdere tempo con giochi infantili sulla spiaggia, anche se la tensione era ben maggiore perché erano consapevoli di avere un appuntamento imminente con la morte.

Completamente d'accordo su Hisaishi, invece!

MonsierVerdoux ha detto...

Un film di una poesia ed una dolcezza indescrivibili...considerando che è arrivato dopo violent cop e i nuovi gangster, si tratta di una vera e propria sorpresa. Secondo me, si tratta del primo vero capolavoro di Kitano; i due film precedenti (di cui ho appena scritto qualcosa sul mio blog)non hanno ancora lam forza devastante delle opere successive del maestro giapponese (sono a mio parere dei film ancora "sperimentali" se mi passi il termine).

Christian ha detto...

Sono d'accordo, anche se bisogna ammettere che "Violent cop" era stato davvero un esordio coi fiocchi. Ma è qui che l'arte di Kitano comincia davvero a potersi definire compiuta.