7 luglio 2009

Come Dio comanda (G. Salvatores, 2008)

Come Dio comanda
di Gabriele Salvatores – Italia 2008
con Alvaro Caleca, Filippo Timi
**

Visto in divx, con Marisa.

Il quattordicenne Cristiano cresce – fra amore e rabbia – nell'amicizia e nel culto del padre neonazista (della madre non ci viene detto nulla), del quale assorbe le idee e gli insegnamenti: scrive così in un tema scolastico la sua ammirazione per Adolf Hitler (senza consegnarlo all'insegnante, però), si appassiona alle armi da fuoco, si dimostra incline alla violenza, manifesta odio verso "neri, ebrei, froci e immigrati" e condivide con il genitore persino l'introversione e l'isolamento. Se il padre ha infatti come unico amico Quattroformaggi, un ritardato mentale che un tempo era suo collega di lavoro, anche il figlio rifugge a scuola da ogni amicizia. Ma quando, in una notte di pioggia, il ragazzo trova l'uomo in coma in mezzo ai boschi con il cadavere di una ragazza violentata al suo fianco, non può che pensare che il colpevole del delitto sia proprio lui. Eppure nasconde accuratamente le prove, occulta il cadavere e ripulisce il padre prima di portarlo in ospedale. Quando scoprirà che invece il genitore era innocente, il sollievo sarà grande. La catartica scena finale, in cui il figlio confessa al padre (che ritiene ancora privo di conoscenza, ma non lo è) tutti i sensi di colpa per averlo "naturalmente" ritenuto un criminale, acquista un particolare valore liberatorio, come testimoniano le lacrime di entrambi. Proprio la conclusione dona significato e accresce il valore di un film che per il resto, durante la visione, non mi è sembrato particolarmente efficace, anche perché molti aspetti dei protagonisti e della trama sono davvero poco credibili, a partire dalla loro natura di fascisti in segreto ("Le cose che ci diciamo non le devi dire a nessuno!", dice il padre al figlio) e dalle contraddizioni di un Timi che da un lato manifesta odio verso gli immigrati e gli sfruttati, dall'altra se la prende con gli arricchiti (l'uomo con il SUV) e i "padroni" (il proprietario della cava). La parte centrale, quella che si svolge di notte sotto la pioggia, è poi eccessivamente lunga, noiosa e confusa. Buoni gli attori, compreso Elio Germano nella parte di Quattroformaggi, mentre è odioso il personaggio dell'assistente sociale interpretato da Fabio De Luigi. Il film è tratto da un romanzo di Niccolò Ammaniti, che ha collaborato alla sceneggiatura.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao! Secondo me quando riveli dettagli troppo importanti, come il finale, dovresti mettere almeno un piccolo avviso spoiler. Altrimenti uno legge e, senza rendersene conto, si trova improvvisamente spiattellato tutto il film e gli passa la voglia di vederlo (e magari si arrabbia pure, come faccio io!).

Ciao!
ERNESTO

Christian ha detto...

Ciao Ernesto, quanto tempo!

Hai ragione, e infatti di solito cerco di non rivelare proprio il finale o comunque gli eventuali colpi di scena. Qualche volta però mi scappa quasi senza accorgermene, soprattutto in casi (come questo) dove l'unico o il principale pregio del film sta proprio nella sua conclusione. Tacere della scena finale, in questo caso, equivaleva quasi a non parlare affatto del film, almeno dal mio punto di vista. (Comunque il film non è un giallo: che il padre sia innocente, allo spettatore viene mostrato subito. Solo il figlio non lo sa e lo crede colpevole).

L'alternativa sarebbe ovviamente quella di non raccontare mai nulla della trama dei film, e se io fossi un critico che scrive su una rivista farei proprio così. Qui sul blog invece non la voglio prendere nemmeno in considerazione, visto che in un certo senso scrivo "a me stesso", e uno degli scopi di questo blog è proprio quello di poterlo rileggere a distanza di tempo per ricordarmi di cosa parlava un determinato film che magari ho dimenticato! ^^

Mettere avvisi di spoiler, però, non mi va: dovrei metterli praticamente in ogni post (c'è chi, come te, li vuole giustamente sui finali, e chi invece li invocherebbe su ogni minimo dettaglio della trama). Sta al lettore la scelta di non leggere i post relativi a film che non ha ancora visto, e se lo fa è a suo rischio e pericolo.

Anonimo ha detto...

A me è piaciucchiato. Bravi gli attori (Fabio de Luigi però in effetti non c'entrava niente), belle le atmosferene, coinvolgente la situazione, emozionante il finale.
Fatto sta che ci sono molte cose che non convincono e giustamente le hai elencate anche tu.
Ale55andra

Christian ha detto...

Ale55andra: Ma sì, in fondo è piaciucchiato anche a me. La sufficienza la merita, anche se durante la visione mi ha un po' debilitato. Il finale però, per l'appunto, me lo ha fatto rivalutare e mi ha anche ricordato per certi versi "La promesse" dei fratelli Dardenne.

Fabrizio ha detto...

Personalmente credo che il film di Salvatores parte bene, per un quarto d'ora assistiamo ad una sorta di American History X (1999), con buoni dialoghi e una buona descrizione della psicologia del padre e del figlio palesemente plagiato.
Ma con lo scorrere della pellicola il film si inceppa, unica preoccupazione del regista sembra essere quella di far quadrare il cerchio quanto prima.
Nel film manca il pathos, tutto avviene troppo velocemente e il passaggio da una situazione a quella successiva sembra effettuato a colpi d'ascia.
Nel libro di Ammaniti probabilmente c'è il tempo per capire i personaggi, i loro pensieri, la loro solitudine e la loro disperazione ma nel film questo non succede.
I personaggi vengono "abbandonati" a se stessi e non "crescono" con lo spettatore.
L'esempio più lampante riguarda la figura del padre,che il regista aveva descritto molto bene all'inizio del film. Rino Zena è un nazifascista xenofobo e violento, ma non si capisce se lo è per convinzione (scena di sesso con la tossica) per interesse personale (il suo posto di lavoro è stato preso da extracomunitari) per difesa (la paura che l'assistente sociale gli tolga il figlio) oppure per un mix di tutto questo.
Filippo Timi ha la faccia giusta per questo ruolo ma la sua prova non è all'altezza di quella offerta nel film di Saverio Costanzo "In memoria di me" (2007), Germano ridotto a poco più che una macchietta.

Christian ha detto...

Anch'io avevo pensato ad "American History X", durante la visione! Per il resto sono d'accordo con te (tranne forse sui dialoghi, che non mi sono parsi così buoni). In particolare, la lunga scena centrale (quella sotto la pioggia) mi ha fatto perdere quasi tutto l'interesse che avevo accumulato nella prima parte.
Timi è bravino, l'avevo appena visto in "Vincere" (dove però non mi aveva impressionato particolarmente, come tutto il film d'altronde) e quasi non lo riconoscevo!

Luciano ha detto...

Penso che lo vedrò anche se a pelle non mi fidavo di un film simile (forse ingannato dal trailer).

Christian ha detto...

Comunque alcuni momenti interessanti li ha.

AlDirektor ha detto...

Cocente delusione di Salvatores dopo lo straordinario "Io non ho paura". Un vero peccato.

Christian ha detto...

A me "Io non ho paura" non era piaciuto. Meglio, invece, il successivo "Quo vadis baby?". Comunque, in generale, Salvatores lo evito volentieri.