20 luglio 2018

Al fuoco, pompieri! (Miloš Forman, 1967)

Al fuoco, pompieri! (Hoří, má panenko)
di Miloš Forman – Cecoslovacchia 1967
con Jan Vostrčil, Josef Sebánek
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Visto in divx, in originale con sottotitoli.

In una piccola cittadina fervono i preparativi per l'annuale ballo dei pompieri, al quale sono invitati gran parte degli abitanti del villaggio. Ma nulla va per il verso giusto: il comitato locale dei vigili del fuoco fa fatica a selezionare le ragazze per il concorso di bellezza per eleggere la reginetta del ballo, un incendio scoppia in paese distruggendo la casa dove vive un anziano, e i premi della lotteria che per solidarietà sarebbero dovuti andare a quest'ultimo vengono rubati prima dell'estrazione finale. E alla fine scompare anche il regalo che i pompieri avevano preparato per il loro capo in pensione. Il terzo lungometraggio di Forman, nonché il suo primo film a colori, pur ricordando in parte alcune sequenze dei lavori precedenti ("L'asso di picche" e "Gli amori di una bionda"), quelle appunto incentrate su balli e feste di paese, è nel complesso essenzialmente una farsa di impianto corale, ricolma di scenette e gag comiche che si prendono gioco in maniera anarchica un po' di tutto e di tutti. Forman dichiarò di aver voluto realizzare semplicemente una commedia, e che eventuali messaggi o metafore erano lasciati all'intepretazione degli spettatori. In effetti il film non piacque agli apparati statali, che vi lessero una cinica allegoria del paese (in balia di una classe politica incapace o disonesta), ma nemmeno ai veri vigili del fuoco, che lo videro letteralmente come una presa in giro dei propri reparti. Venne invece più apprezzato all'estero, forse perché la leggerezza e l'ironia, proveniendo da un paese dell'Europa dell'Est, furono salutati con piacere. Il titolo originale significa letteralmente "Fuoco, ragazza mia". Si tratta dell'ultimo film girato da Forman in patria: il regista si trovava a Parigi, in trattativa con alcuni distributori, quando i sovietici invasero Praga, e decise di rimanere in esilio.

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