29 luglio 2023

Da qui all'eternità (Fred Zinnemann, 1953)

Da qui all'eternità (From Here to Eternity)
di Fred Zinnemann – USA 1953
con Burt Lancaster, Montgomery Clift
**1/2

Visto in divx.

All'inizio degli anni quaranta, il trombettiere militare Robert "Prew" Prewitt (Montgomery Clift) viene trasferito come soldato semplice in una compagnia di fucilieri stanziata alle isole Hawaii. Qui trova un ambiente ostile, fomentato soprattutto dal capitano Holmes (Philip Ober), appassionato di pugilato che, sapendo dei trascorsi di Prew come boxeur, vorrebbe che entrasse a far parte nella squadra della compagnia per vincere il torneo del reggimento. E di fronte al suo rifiuto (motivato non solo da testardaggine e orgoglio, ma anche dal trauma di aver ferito un amico durante un incontro), gli rende la vita difficile in ogni modo. La sua storia si intreccia con quella del sergente Milton Warden (Burt Lancaster), innamorato di Karen (Deborah Kerr), l'infelice moglie del capitano; e con quella di Angelo Maggio (Frank Sinatra), l'unico amico di Prew, oggetto di una crudele vendetta da parte del sadico sergente "Trippa" Judson (Ernest Borgnine). Tutte le storie prenderanno una piega drammatica quando la base militare sarà bombardata dai giapponesi, il 7 dicembre del 1941: è l'attacco di Pearl Harbour, che segna l'ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Dal romanzo di James Jones, sceneggiato da Daniel Taradash, un film corale che fece scalpore per come seppe ritrarre la vita in una caserma militare in tempo di pace, alternando momenti leggeri e altri più pesanti, fra amicizia, rivalità, cameratismo e litigi, senza edulcorarne gli aspetti più negativi: il nonnismo, il bullismo, gli abusi degli ufficiali, i traumi del passato e i tentativi di "evasione" del presente (come le visite al locale bordello). A colpire l'immaginario fu anche la forte carica sensuale di alcune scene, su tutte il celeberrimo bacio sulla spiaggia fra Lancaster e la Kerr. Ma in generale i rapporti con l'altro sesso sono problematici: sia Warden sia Prew – che si innamora dell'"intrattenitrice" Lorena (Donna Reed) – rinunciano rispettivamente alla vita da civile o da ufficiale, che le donne vorrebbero per loro (e dunque un matrimonio e un "lieto fine" romantico), pur di rimanere fedeli a sé stessi e all'esercito. Colpisce però come, fino al finale, non si parli quasi mai di guerra: se pellicole come "I migliori anni della nostra vita" mostravano le ricadute psicologiche del conflitto, qui i soldati vivono in un microcosmo isolato e che sembra distante anni luce dagli eventi che accadevano in quegli anni in Europa, di cui non si fa nemmeno menzione; l'attacco giapponese nel finale piomba quasi dal nulla e senza preavviso. E se all'epoca fu percepito come estremamente intenso e realistico, visto oggi forse risulta un po' datato e inneguo. Grande successo di pubblico e di critica, con otto premi Oscar vinti su ben 13 nomination: miglior film, regia, attore non protagonista (Sinatra), attrice non protagonista (Reed), sceneggiatura, fotografia, montaggio e sonoro. Per Sinatra (scelto al posto di Eli Wallach), in particolare, fu la tanto attesa consacrazione in campo cinematografico, curiosamente per un ruolo che non gli richiedeva di cantare. Il titolo proviene da un verso di una poesia di Rudyard Kipling.

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