20 novembre 2022

Mio cugino Vincenzo (Jonathan Lynn, 1992)

Mio cugino Vincenzo (My cousin Vinny)
di Jonathan Lynn – USA 1992
con Joe Pesci, Marisa Tomei
***

Rivisto in TV (Disney+).

Quando i giovani newyorkesi Billy (Ralph Macchio) e Stan (Mitchell Whitfield), di passaggio per l'Alabama, vengono arrestati dalla polizia locale con l'accusa di aver ucciso il commesso di una stazione di servizio (confessando fra l'altro il delitto, sia pure senza volerlo, visto che credevano di essere stati incriminati per non aver pagato una scatoletta di tonno), i due decidono di ricorrere all'aiuto legale del cugino di Billy, Vincenzo Gambini (Joe Pesci), avvocato appena iscritto all'albo e senza alcuna esperienza in aula. "Con dieci euro mio cugino lo faceva meglio": chi non ha mai pensato di risparmiare qualcosa rivolgendosi ad un aiuto in famiglia? Ma forse, se c'è di mezzo la propria vita (i due ragazzi rischiano la sedia elettrica), la questione è un pelo più delicata. Eppure, nonostante l'apparente inettitudine, e pur scontrandosi a più riprese con un giudice inflessibile e puntiglioso (Fred Gwynne) che non sopporta il suo andare sopra le righe (per non parlare dei suoi modi da italo-americano, decisamente fuori posto nel profondo Sud), il buon Vincenzo riuscirà a smontare le testimonianze e a fare chiarezza nella vicenda, anche con l'aiuto della vistosa ed eccentrica fidanzata Mona Lisa (Marisa Tomei) e delle sue conoscenze in campo automobilistico. Courtroom drama, anzi comedy, che gioca sugli equivoci (nella prima parte i fraintendimenti si sprecano) e sullo scontro fra personalità e ambienti opposti (Vincenzo e gli altri personaggi provenienti da Brooklyn si ritrovano immersi in uno stato, l'Alabama, che viaggia su... binari differenti), con buoni momenti comici e personaggi ben caratterizzati. L'inizio è un po' lento, ma poi la pellicola decolla e, come ogni film ambientato in tribunale che si rispetti, si fa via via più avvincente fino alla risoluzione finale. Divertenti, in particolare, i continui siparietti fra Vincenzo e il giudice. Molti i dialoghi e le scene (si pensi alla lite con il giocatore di biliardo, o allo scambio sul rubinetto rotto) che ironizzano sulla litigiosità e l'ossessione ai dettagli di un paese, gli Stati Uniti, dove pare che esista un avvocato ogni 300 abitanti. Premio Oscar (a sorpresa) per Marisa Tomei come attrice non protagonista: così a sorpresa che nacque presto una leggenda urbana, priva di fondamento, secondo la quale l'annunciatore aveva sbagliato a leggere il nome nella busta.

0 commenti: