13 novembre 2022

Il matrimonio dei benedetti (M. Makhmalbaf, 1989)

Il matrimonio dei benedetti (Arusi-ye khuban)
di Mohsen Makhmalbaf – Iran 1989
con Mahmud Bigham, Roya Nonahali
**1/2

Visto su YouTube, con sottotitoli inglesi.

Haji (Mahmud Bigham), fotografo di guerra, soffre di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) in seguito agli orrori e alle atrocità di cui è stato testimone (il conflitto fra Iran e Iraq, cui ha partecipato come soldato; la guerra civile in Libano; le carestie nei paesi africani). Tornato alla vita civile, fa fatica a riadattarsi ed è costantemente turbato da immagini, pensieri e visioni. La fidanzata Mehri (Roya Nonahali) vorrebbe sposarlo, nella speranza che il matrimonio lo aiuti a recuperare felicità e serenità, nonostante l'opposizione del padre. Ma proprio durante la cerimonia, Haji avrà una ricaduta... Uno dei film più "forti" ed espressionisti di Makhmalbaf, una discesa nella follia e nell'incubo di un uomo che ha vissuto l'orrore e non riesce più a dimenticarlo. Punteggiato da una serie di visioni e di flashback, che la regia moderna (con ardite soggettive), il montaggio, la fotografia, l'uso del sonoro e la musica sottolineano con veemenza, il percorso di Haji sembra una strada senza uscita che si ripiega su sé stessa, come testimonia il suo "reportage" notturno per la città, dopo aver ricominciato a lavorare al giornale, nel quale scatta istantanee clandestine ai disagiati, i disperati e i poveri che affollano le strade (all'interno di questa sequenza, il film "rompe" suo malgrado la quarta parete – cosa peraltro non certo insolita per il cinema iraniano – quando una pattuglia di poliziotti chiede a Makhmalbaf e alla sua troupe se hanno il permesso per girare). Nel frattempo Mehri, proveniente da una famiglia ricca e privilegiata (a sua volta è un'artista), cerca di risvegliare in lui i ricordi del loro passato felice (i due si conoscevano sin da piccoli) e di convincerlo a non sentirsi responsabile o farsi carico di tutti i problemi del mondo. Curiosità: il film era citato in "Close up" di Abbas Kiarostami, nel quale Makhmalbaf recitava nel ruolo di sé stesso.

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