Moebius (Kim Ki-duk, 2013)
Moebius (Moebiuseu)
di Kim Ki-duk – Corea del Sud 2013
con Seo Young-ju, Cho Jae-hyun, Lee Eun-woo
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Visto in divx.
Folle di gelosia perché il marito (Cho Jae-hyun) ha un'amante (Lee Eun-woo), una donna (sempre Lee) evira con un coltello il figlio (Seo Young-ju) e poi fugge di casa. Scosso dai sensi di colpa, il padre vorrebbe trapiantare i propri genitali al ragazzo: e nel frattempo, scopre – e gli comunica – che è possibile comunque provare piacere sessuale attraverso il dolore. Il ragazzo userà questa informazione per iniziare una relazione proprio con l'amante del padre. E dopo l'operazione chirurgica, scoprirà di riuscire ad avere un'erezione soltanto di fronte alla madre, che nel frattempo è tornata a casa... Film originale e crudo, molto forte, fra i più estremi di un regista già estremo di suo, che per l'occasione sembra aver ritrovato almeno in parte la sua vena più personale e crudele, quella messa in mostra in pellicole come "L'isola", "Bad guy" o il precedente "Pietà", anche se rispetto ai lavori degli esordi l'insieme è meno lirico e poetico. L'intera pellicola è completamente priva di dialoghi, con i personaggi che si esprimono solo attraverso gesti e sguardi. Ma a renderla indimenticabile, naturalmente, sono soprattutto i contenuti, non privi di riferimenti alle tragedie greche (Edipo in testa) e alla mitologia (Urano). Passione e dolore, amore e incesto si fondono in una rapida successione di eventi che fanno continuamente avanzare la storia (le umiliazioni del ragazzo, bullizzato dai compagni di scuola e poi costretto a entrare in una gang di teppisti; il soggiorno in prigione; le ricerche del padre su internet a proposito dei trapianti di genitali; la relazione fra il ragazzo e l'amante del padre; la gelosia del padre di fronte al rapporto fra madre e figlio...). Il titolo, che fa riferimento al celebre nastro a una faccia, suggerisce l'intrecciarsi e il trasformarsi dei temi (indicativo il fatto che a interpretare la moglie e l'amante sia la stessa attrice, nonché l'immagine conclusiva del ragazzo che prega davanti a un Buddha nella vetrina di un negozio). La pellicola ha avuto forti problemi con la censura e sollevato polemiche in patria (l'attrice inizialmente scelta per la parte della madre ha accusato il regista di violenza psicologica).
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