8 gennaio 2019

Non c'è pace tra gli ulivi (G. De Santis, 1950)

Non c'è pace tra gli ulivi
di Giuseppe De Santis – Italia 1950
con Raf Vallone, Lucia Bosè
**1/2

Visto in TV.

Nella speranza di ripetere il successo di "Riso amaro" (uscito l'anno precedente), De Santis ne sfrutta di nuovo il canovaccio, innestando gli stilemi del cinema americano (questa volta il modello estetico e narrativo è quello del western) sui temi e i luoghi del neorealismo italiano (storie ambientate fra le povere comunità contadine o agricole, immerse in scenari arcaici e stili di vita ancestrali) e raccontando una vicenda a base di faide fra i pastori della Ciociaria, la propria terra natale (la pellicola è girata nei pressi di Fondi, e la voce fuori campo che la introduce e la conclude è quella del regista stesso). Il giovane Francesco Dominici (Raf Vallone), tornato dalla guerra, scopre che l'avido Agostino Bonfiglio (Folco Lulli) ha ridotto in miseria la sua famiglia, approfittando della sua assenza per rubargli le pecore, e non solo: forte della sua nuova ricchezza e del suo potere, gli ha sottratto anche la fidanzata, Lucia (Bosé), la cui famiglia, indebitata nei suoi confronti, gliel'ha promessa in sposa. Quando Francesco cerca di riprendersi il gregge, viene denunciato da Bonfiglio e finisce addirittura in prigione, perché nessuno degli altri pastori – nel timore di rappresaglie – testimonia in suo favore. Evaso, Francesco medita vendetta... Ma la resa dei conti potrà avvenire solo quando anche gli altri pastori, in un risveglio di coscienza collettiva e di solidarietà (anche perché vessati dalla sempre maggiore prepotenza dell'arricchito Bonfiglio, che si è impadronito di tutti i loro pascoli), si decideranno ad aiutarlo e a spalleggiarlo. Rispetto al film precedente, tutto è più schematico, e più che i personaggi (molto stereotipati) a risaltare sono i paesaggi aridi e rocciosi di una terra brulla e aspra. Bella la fotografia in bianco e nero, curiosa la regia che punta molto sull'intensità dei primi piani e su ricercate composizioni delle inquadrature, con i personaggi che – anziché rivolgersi l'uno all'altro – parlano quasi in macchina allo spettatore. Fra gli interpreti, meglio Lulli di Vallone o della statuaria Bosé. Maria Grazia Francia è la sorella minore di Francesco, violentata dal rivale. Dante Maggio è il (macchiettistico) compagno di evasione napoletano.

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