3 gennaio 2019

Europa (Lars von Trier, 1991)

Europa (id.)
di Lars von Trier – Danimarca/Ger/Fra/Swe 1991
con Jean-Marc Barr, Barbara Sukowa
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Rivisto in DVD.

Terzo capitolo della "trilogia europea" di Lars von Trier, dopo "L'elemento del crimine" ed "Epidemic" (tutti titoli che cominciano con la "E"...). E come quelli, ma in maniera ancora più marcata, esibisce gli stilemi del cinema noir e mette l'ipnotismo al centro della storia. Se però nei primi due film l'ipnosi appariva come semplice elemento narrativo, qui l'idea è quella di "ipnotizzare" lo spettatore stesso, che si ritrova catapultato nella Germania dell'immediato dopoguerra (siamo alla fine del 1945) nei panni di Leopold Kessler (Jean-Marc Barr), giovane americano di origine tedesca, tornato in patria in cerca di lavoro e assunto – grazie alla raccomandazione dello zio (Ernst-Hugo Järegård) – nella Zentropa, società che gestisce treni a lunga percorrenza. Immerso in un'atmosfera opprimente e kafkiana (il paese è in rovina, la povertà e la disoccupazione regnano ovunque, ma la burocrazia impera mentre le forze di occupazione americane cercano di stanare gli ultimi nazisti rimasti nascosti), Leopold – nominato responsabile dei vagoni letto – conoscerà la misteriosa Katharina Hartmann (Barbara Sukowa), figlia del fondatore della Zentropa, e si lascerà coinvolgere negli intrighi dei "Lupi mannari", una banda di terroristi partigiani che compiono attentati e azioni di sabotaggio ai danni della compagnia ferroviaria. Lo sguardo di Von Trier è feroce nei confronti di tutti, dall'idealismo di Leopold alla rigida mentalità tedesca (come l'ottusa devozione al rispetto delle regole, nella sequenza dell'esame di apprendistato che il protagonista deve sostenere mentre attorno a lui esplode ogni sorta di emergenza). L'estetica, come detto, è quella del noir, seppure esagerata in chiave artificiosa ed espressionista (con sovrimpressioni, deformazioni, filtri). Siamo di fronte forse al film più "wellesiano" di LVT, anche più de "L'elemento del crimine": la fotografia è in bianco e nero, con occasionali elementi a colori (brevi scene, o anche solo un volto o un dettaglio), le immagini sgranate, la colonna sonora (di Joachim Holbek) incalzante. Il fatto che il protagonista sia dunque lo spettatore stesso ipnotizzato spiega il suo comportamento passivo, il suo mutismo, l'essere sempre in balia degli eventi, la scelta di non schierarsi e di rimanere un semplice osservatore (tranne che nel finale, quando le tensioni esplodono in maniera inevitabile). A proposito di Kafka, LVT ha dichiarato di aver scelto il titolo "Europa" per riecheggiare quello del romanzo "Amerika" dell'autore praghese. Nel cast anche Udo Kier (il fratello di Katharina), Jørgen Reenberg (il padre), Eddie Constantine (il colonnello americano). Il regista in persona interpreta il ruolo dell'ebreo che deve "certificare" che Max Hartmann non abbia un passato nazista. Nella versione originale, la voce del narratore ipnotista è di Max von Sydow. Premio della giuria al Festival di Cannes. L'anno successivo (1992), von Trier chiamerà proprio Zentropa la sua neonata casa di produzione.

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