17 luglio 2017

Salva e custodisci (Aleksandr Sokurov, 1989)

Salva e custodisci (Spasi i sokhrani)
di Aleksandr Sokurov – URSS 1989
con Cécile Zervudacki, Robert Vaap
**1/2

Visto in DVD, in originale con sottotitoli inglesi.

Sposata a un rozzo medico di campagna, l'infelice Emma (Zervudacki) si concede "sprazzi di vita" con una serie di amanti: prima un aristocratico (che la abbandonerà) e poi un giovane studente (per frequentare il quale si indebiterà fortemente). Alla fine, folle e disperata, sceglierà il suicidio, avvelenandosi con l'arsenico. Sokurov rilegge la "Madame Bovary" di Flaubert a modo suo, ambientandola nei desolati scenari dell'Asia centrale e concentrandosi sul vissuto interiore e le ossessioni della protagonista (una donna dal comportamento infantile e del tutto slegata dalla realtà, che sogna di vivere a Parigi e parla francese mentre tutti coloro intorno a lei parlano il russo), a parte piccole divagazioni sul marito (un medico incompetente che sbaglia spesso diagnosi e che non presta la dovuta attenzione alla moglie, fino al punto da fidarsi ingenuamente di tutto ciò che fa o che gli dice). L'interprete dona al personaggio un'aria costantemente spaesata, spesso avvizzita e annoiata, a volta scossa da improvvisi lampi di interesse e di felicità, recitando anche con il corpo nudo nelle numerose scene di intimità. La fotografia di Sergej Jurizditskij, luminosa e pittorica, ha una certa qualità surreale, e l'atmosfera è onirica e ipnotica, mentre le scenografie sono colme di piccoli dettagli che la luce mette in risalto (le piume sparse nella camera da letto, le mosche che camminano sul cibo, gli scenari naturali che circondano il villaggio), fino al funerale della donna con l'enorme bara di metallo (che ne contiene, come bambole russe, altre due di quercia e di mogano: come a volersi separare il più possibile da tutto ciò che l'ha circondata): ma al termine della cerimonia, nell'ultima inquadratura, Sokurov ci mostra Emma misteriosamente ancora viva e in casa sua (ma forse è solo la sua anima, che non ha saputo abbandonare il mondo). Il titolo proviene da una preghiera cristiano-ortodossa.

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