18 luglio 2017

La notte dei morti viventi (G. Romero, 1968)

La notte dei morti viventi (Night of the living dead)
di George A. Romero – USA 1968
con Duane Jones, Judith O'Dea
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Rivisto in divx, per ricordare George Romero.

Una misteriosa epidemia fa risorgere i cadaveri sotto forma di "morti viventi", affamati di carne umana. Un gruppo di sopravvissuti, barricati in una casa isolata presso un cimitero in Pennsylvania, cerca di resistere per tutta la notte al loro assedio. George Romero (anche direttore della fotografia e, con John A. Russo, sceneggiatore e montatore), fino ad allora filmmaker per la pubblicità e la tv, esordisce alla regia con un B-movie autoprodotto che non soltanto diventerà un film di culto, capace di influenzare il cinema horror e l'intera cultura occidentale con le sue inquietudini e i suoi sottotesti, ma darà vita a un nuovo e fortunato filone dell'immaginario fantastico, ancora frequentatissimo ai giorni nostri (anche in tv, nei fumetti e nei videogiochi: si pensi alle serie di "Resident Evil" o "The Walking Dead"). In questo primo film, la parola zombi (o zombie, all'inglese) in realtà non compare mai: ma è evidente che l'ispirazione – oltre che dal romanzo "Io solo leggenda" di Richard Matheson e dal film "L'ultimo uomo della Terra" che quattro anni prima ne era stato tratto – nasca dalle leggendarie creature della tradizione folkloristica di Haiti (fino ad allora relegate al setting caraibico ma già protagoniste di pellicole come "Ho camminato con uno zombi" e nei fumetti con personaggi come il "Gongoro" di Carl Barks). Romero però rivisita il mito a modo suo, innanzitutto spogliandolo dalle radici dei riti voodoo (qui una possibile spiegazione del fenomeno che riporta in vita i morti è fornita sotto forma delle radiazioni emesse da una sonda spaziale inviata dalla NASA verso Venere) e poi caratterizzando i mostri in maniera originale e terrificante: la camminata lenta e strascicata, l'insaziabile appetito, l'apatia e il comportamento meccanico sono tutti fattori che contribuiranno a plasmare l'idea di zombi nell'immaginario collettivo (tanto che la parola stessa entrerà a far parte del linguaggio comune con il significato di persona apatica o assente).

Gli zombi di Romero, privi di intelligenza e mossi solo da istinto animale e fame atavica, rappresentano forze primarie e istintuali, di cui è fin troppo facile aver paura, anche perché espongono o infrangono quasi tutti i più temuti tabù della nostra società (il cannibalismo, la morte, i legami familiari: scene come quella della bambina che uccide la madre fecero scalpore). Questi mostri temono solo il fuoco, e possono essere definitivamente uccisi soltanto da esso (o da un colpo in testa, visto che la riattivazione del cervello è ciò che li fa risorgere). La loro minaccia è fisica e concreta, sono assenti significati soprannaturali. Ma naturalmente non mancano le metafore, a tratti persino sovversive: se alcuni critici ci hanno visto riferimenti alla guerra fredda o al conflitto in Vietnam, altri ci hanno letto una critica al razzismo (significativo che "l'eroe" del film sia nero, ma ancora più significativo che nei dialoghi non vi si faccia mai riferimento) o in generale ai rapporti umani. Girato in bianco e nero, con attori sconosciuti (molti erano amici di Romero o addirittura co-finanziatori della pellicola) e con pochi mezzi a disposizione, il film riesce a costruire una tensione palpabile e inquietante grazie non solo alla violenza esplicita (che scatenò forti polemiche all'epoca) ma anche alla maestria del regista, che si rifà agli stilemi del muto (in particolare dell'espressionismo tedesco) con le sue immagini sghembe, le soggettive, i giochi di ombre e i primi piani. Le atmosfere, fra gli altri, ispireranno Sam Raimi e Dylan Dog. Memorabile il finale shockante e a sorpresa, beffarda risoluzione di una vicenda cupa e progressivamente più disperata. L'enorme successo al botteghino genererà cinque sequel "ufficiali" diretti dallo stesso Romero (a partire dal mitico "Zombi" del 1978, il migliore), una serie "parallela" (da "Il ritorno dei morti viventi" di Dan O'Bannon del 1985) e svariati remake (fra cui quello di Tom Savini nel 1990). Curiosità: il film doveva inizialmente uscire con il titolo "Night of the Flesh Eaters". Quando questo fu cambiato, per errore venne eliminata anche la didascalia del copyright, rendendo così i diritti della pellicola di dominio pubblico.

2 commenti:

Babol ha detto...

Io ieri sera avevo da vedere Twin Peaks quindi niente film ma in settimana spero di recuperare con La stagione della strega, ché ormai La notte dei morti viventi la conosco a memoria! :D

Christian ha detto...

Anch'io l'avevo già visto più volte, ma stranamente non ne avevo ancora parlato sul blog, quindi ho colto l'occasione per rivederlo (e magari in questi giorni proseguirò con il secondo e il terzo film...) :)