Il soldato americano (R. W. Fassbinder, 1970)
Il soldato americano (Der Amerikanische Soldat)
di Rainer Werner Fassbinder – Germania 1970
con Karl Scheydt, Elga Sorbas
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Visto in divx.
Richard Murphy (Karl Scheydt), killer tedesco da tempo emigrato in America (chiamato "soldato" nel titolo perché ha combattutto in Vietnam), torna a Monaco dopo diversi anni per eseguire una serie di contratti. Fra un omicidio e l'altro, trova il tempo di salutare l'amico di un tempo Franz Walsch (Fassbinder stesso, non accreditato) e di fare una breve visita alla madre alcolizzata e al fratello psicolabile (Kurt Raab). Quando chiede una ragazza alla reception dell'albergo in cui alloggia, uno dei detective che lo hanno assoldato (Jan George) gli fa mandare in camera la sua compagna Rosa (Elga Sorbas) per sorvegliarlo più da vicino. La donna finisce per innamorarsene e vorrebbe fuggire con lui, ma Richard la uccide. La resa dei conti sarà inevitabile. Terzo (e ultimo) capitolo della saga di Franz Walsch (dopo "L'amore è più freddo della morte" e "Dei della peste"), un lento pseudo-noir nichilista ed esistenzialista, colmo di rimandi e richiami (a volte freddamente ironici) ai gangster movie made in USA (un riferimento evidente è Sam Fuller, il cui cognome è dato all'informatrice Magdalene), girato in un algido bianco e nero e ambientato in un mondo cupo, misogino e privo di affetti (dove le donne, in particolare, non hanno scampo dai maltrattamenti e dalla violenza: vedi anche la cameriera dell'albergo, interpretata da Margarethe von Trotta, che finisce col suicidarsi nell'indifferenza di tutti per una delusione d'amore) e dove l'unico valore rimasto è l'amicizia. Anche se non si tratta dell'ultimo film dell'Antiteater, la morte di Walsch/Fassbinder simboleggia un po' la fine di quell'esperienza: dopo ben dieci film in due anni, dal 1971 il regista comincerà una nuova fase della sua carriera, dalle ambizioni più "cinematografiche" e sempre più acclamata dalla critica. La vicenda raccontata dalla Von Trotta nel suo soliloquio sarà portata sullo schermo da RWF quattro anni più tardi (nel film "La paura mangia l'anima"). Il tema musicale è opera del produttore Peer Raben, autore anche della canzone (con testi di Fassbinder) sull'interminabile sequenza finale.
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