18 giugno 2017

Il mio Godard (M. Hazanavicius, 2017)

Il mio Godard (Le Redoutable)
di Michel Hazanavicius – Francia 2017
con Louis Garrel, Stacy Martin
**1/2

Visto al cinema Colosseo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Cannes).

Dopo il successo di "The Artist", Hazanavicius ci riprova con un'altra pellicola a sfondo metacinematografico. Stavolta sceglie di raccontare un periodo della vita di Jean-Luc Godard, focalizzandosi sugli anni del suo periodo "maoista" (dal 1967 al 1969, caratterizzati da un crescente impegno politico e rivoluzionario) e ispirandosi alle memorie di Anne Wiazemsky ("Un anno cruciale"), l'attrice che il regista conobbe sul set de "La cinese" e che sposò quasi immediatamente. Il tono scelto è quello della comemdia, con forti dosi di ironia: a parte le numerose gag (come il tormentone degli occhiali rotti), Godard è ritratto come un uomo arrogante, confuso, ai limiti del sociopatico, e l'impressione è quella che Hazanavicius, schierandosi con il punto di vista di Anne (osservatrice spesso silenziosa degli eccessi del suo uomo), intenda volutamente prenderlo in giro. In effetti il mito di Godard non ne esce bene: incapace di scindere il proprio mondo fra cinema e politica, in preda al fervore rivoluzionario di quegli anni (di cui sono rievocati tanti episodi chiave: dalle proteste studentesche del 1968 al boicottaggio che fece annullare il festival di Cannes), Godard appare come un pesce fuor d'acqua che non si trova a proprio agio con nessuno e finisce per bisticciare con tutti, dai suoi spettatori e ammiratori ai giornalisti, dai colleghi (come Bernardo Bertolucci) agli studenti che protestano nelle strade e nelle università. E presto anche il suo rapporto con Anne va in crisi, quando lei accetta di recitare ne "Il seme dell'uomo" di Ferreri contro il suo volere. Hazanavicius gira con uno stile che scimmiotta quello di Godard stesso e della Nouvelle Vague: dai titoletti che dividono il film in capitoli (parodiando i titoli di svariati film di JLG) alle lunghe carrellate, dai momenti in cui i personaggi guardano in macchina per recitare celebri aforismi godardiani sull'arte e la politica, a trovate come quella dei sottotitoli che rivelano cosa pensano realmente i protagonisti durante un dialogo insignificante o quella che volge in negativo l'inquadratura. Altre gag sono invece chiaramente metacinematografiche: Garrel che dice "Io non sono Godard, ma un attore che interpreta Godard", o i due protagonisti, completamente nudi, che criticano quei registi che inseriscono nei loro film scene di nudo del tutto ingiustificate dal contesto. Molti anche i riferimenti culturali: JLG porta Anne al cinema a vedere film di ogni tipo: musical americani, western italiani (si ode un famoso scambio di battute da "Il buono, il brutto, il cattivo") e capolavori del muto (splendida la scena in cui i due, sussurrando fra loro, di fatto "doppiano" una scena de "La passione di Giovanna d'Arco" di Dreyer). Naturalmente in Francia non hanno gradito questa dissacrazione di un mito ("Ma Godard non è Dio. Godard è come il capo di una setta, e io sono agnostico", ha commentato Hazanavicius), e in effetti la pellicola in parte fallisce nel rappresentare la complessità dell'autore, rendendolo una macchietta li cui estremismo lo mette in balia di sé stesso e degli eventi (a volte sembra quasi di trovarsi in un film di Nanni Moretti!). Ma comunque è assai divertente, ricca di spunti nonché ben recitata da due attori simpatici (e belli), e con una colonna sonora dove spicca "Azzurro" di Celentano (!), oltre a Strauss ("Im Abendrot") e Carosone. Il titolo originale (che significa "Il formidabile") è il nome di un sottomarino nucleare che simboleggia il microcosmo isolato in cui si richiude il protagonista ("Così va la vita a bordo del Redoutable").

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