30 giugno 2017

Il pianeta delle scimmie (Franklin J. Schaffner, 1968)

Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes)
di Franklin J. Schaffner – USA 1968
con Charlton Heston, Roddy McDowall
***1/2

Visto in divx.

Dopo un lungo viaggio nello spazio, l'astronauta George Taylor (Charlton Heston) precipita con la sua navetta su un pianeta desertico e sconosciuto. Scoprirà che è popolato da scimmie evolute che dominano su uomini che invece vivono in uno stato primitivo, considerati animali e trattati come tali. Ispirato a un romanzo di satira sociale del 1963 del francese Pierre Boulle, adattato da Michael Wilson e Rod Serling, un caposaldo della fantascienza speculativa, il cui successo di pubblico (ma anche di critica) porterà alla nascita di una vera e propria franchise: quattro sequel nel giro di pochi anni (Heston farà una comparsata solo nel secondo film) e una serie televisiva negli anni settanta, un remake e una serie di reboot nel nuovo millennio. La pellicola originale resta però ineguagliata: nonostante alcune ingenuità da B-movie e il budget limitato (ma il make-up delle scimmie fu ampiamente lodato e valse al truccatore John Chambers un premio Oscar onorario), la ricchezza delle metafore e dei messaggi sulla scienza, la religione e la natura (violenta) dell'uomo (oltre agli estemporanei riferimenti al '68 e alla contestazione giovanile) la rendono ben più di una bizzarra avventura sci-fi. Per non parlare di uno dei finali più shockanti e memorabili di tutti i tempi, divenuto a suo modo iconico. Heston (a petto nudo per la quasi totalità del film) e Linda Harrison (nel ruolo muto di Nova) sono praticamente gli unici due personaggi umani della pellicola (i compagni astronauti di Taylor escono di scena quasi subito, gli altri uomini sono solo delle comparse), che per il resto si dedica a rappresentare le dinamiche della società delle scimmie, divise fra oranghi (la classe dirigente), gorilla (militari e manodopera) e scimpanzé (intellettuali pacifisti), sotto le cui maschere si celano attori come Roddy McDowall, Kim Hunter e Maurice Evans. Proprio due scienziati scimpanzé (la psicologa-veterinaria Zira e l'archeologo Cornelius), la cui curiosità è stimolata dall'intelligenza e dalla capacità di parlare di Taylor (che chiamano "Occhi vivi"), diventeranno suoi alleati: ma la loro teoria sull'evoluzione è rifiutata ostinatamente come "eretica" dalle altre scimmie, e in particolare dal professor Zaius, un orango che al tempo stesso è ministro della scienza e "difensore della fede". Nel finale (insieme a un Taylor sconvolto dalla folle capacità di autodistruzione dell'uomo: "Maledetti per l'eternità, tutti!" è il suo grido rabbioso che conclude il film) comprenderemo meglio le ragioni del rifiuto di Zaius di lasciare che la scienza progredisca troppo. Ma per gran parte della pellicola, la relazione fra scienza e religione è portata avanti con evidenti intenti di tracciare analogie polemiche con il nostro mondo (ovviamente invertendo i rapporti di forza fra uomini e animali). Come non ricordare, durante il processo-farsa a Taylor, la scena in cui i tre giudici, pur di non ascoltare le ragioni di Zira, giocano a fare le "tre scimmiette" coprendosi occhi, orecchie e bocca? Fondamentale, innovativa e straniante la colonna sonora di Jerry Goldsmith, che usa insoliti strumenti a percussione e tecniche di composizione dodecafonica per dar vita a suoni disturbanti ed eterei (ma sui titoli di coda c'è solo il rumore delle onde). Le riprese furono effettuate nei canyon del Colorado e dell'Arizona.

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