31 luglio 2015

Suicide club (Sion Sono, 2002)

Suicide club (Jisatsu sākuru, aka Suicide circle)
di Sion Sono – Giappone 2002
con Ryo Ishibashi, Masatoshi Nagase
***

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

La prima scena è di quelle che non si dimenticano: una cinquantina di studentesse liceali, nel tipico abito alla marinaretta, che si prendono per mano e saltano sui binari della stazione di Shinjuku, appena prima che passi un treno. E il resto del film non è da meno, mettendo in scena una vera e propria "epidemia di suicidi", apparentemente scollegati gli uni dagli altri, che spingono persone di tutti i tipi – ma soprattutto giovanissimi, talvolta in gruppo – a togliersi la vita nelle maniere più efferate possibili (lo splatter e il gore non mancano). La polizia indaga, ma fra molte ipotesi (un'insolita setta religiosa? Un "club dei suicidi" che fa il verso ai circoli scolastici?) e vaghe tracce da seguire (un sito web che sembra "tenere il conto" dei morti; una sacca sportiva, rinvenuta sul luogo dei suicidi, contenente macabri rotoli di pelle umana; strane telefonate da misteriosi bambini), i risultati sono pochi. Almeno fino a quando una giovane hacker, che a sua volta indaga sul caso, non viene rapita da un pazzo megalomane che si attribuisce i delitti, affermando di aver usato internet per istigare le persone a uccidersi. Naturalmente la soluzione non è così semplice... Cruento horror indipendente e a basso costo, divenuto film di culto in Giappone, che ha contribuito a far decollare la fama dell'eccentrico e poliedrico Sion Sono come regista di lavori forti e "disturbanti" ma capaci di indagare a fondo il malessere e l'alienazione che permea, a più livelli, la società nipponica. Debitore in parte a pellicole come "Battle royale" o "Audition" (da cui torna l'attore Ryo Ishibashi), rappresenta infatti un mondo dove l'individualità e il proprio io (o la "connessione con sé stessi", per citare la pellicola) vengono messi a forza in secondo piano rispetto al lavoro, al "dovere" e al ruolo nella collettività, e dove la frattura fra le varie generazioni sembra ormai insanabile. Un mondo dove bambini, adolescenti e adulti conducono vite separate e parallele, dove manca il dialogo (o magari si sviluppa in luoghi virtuali, come internet) e dove anche il mercato crea "mostri" come il gruppo di giovanissime idol, le "Dessert" (ma il nome è scritto con numerose varianti), che sono il vero filo conduttore della pellicola con la loro canzone "Mail me". E se non tutto viene spiegato chiaramente alla fine, è evidente che Sono intende suggerire cause sociali e psicologiche prima ancora che criminali o soprannaturali. Il suicidio può persino diventare una "moda", come un gruppo rock o un giocattolo elettronico; e come tutte le mode, può invadere la società senza che alcune fasce di essa (gli adulti, i poliziotti) si rendano conto della sua esistenza. Gli eventi raccontati si svolgono nell'arco di una sola settimana (dal 26 maggio al 2 giugno), durante la quale la tensione sale sempre più alle stelle e nessuno può dirsi al sicuro. Nel 2006 il regista ha rivisitato il film, dandone di fatto una nuova interpretazione, attraverso una sorta di prequel, "Noriko's dinner table".

5 commenti:

Babol ha detto...

Nonostante adori il Giappone, non mi è mai capitato di guardare un film di Sion Sono. Hai per caso qualche titolo da consigliare, oltre a questo?

Christian ha detto...

È un regista che fa film "estremi" e molto disturbanti. Di quelli che ho visto, ti consiglio anche "Noriko's dinner table". Inoltre mi hanno parlato bene di "Strange circus", ma non l'ho ancora visto...

Lakehurst ha detto...

Suicide club per me è un film risucito a metà. l'incipit o il suicidio dal tetto della scuola sono scene potenti, ma la storia viene svilita dalla confusione e dall'ammasso di spunti soprannaturali.

Lakehurst ha detto...

Ho da poco visto Strange circus che ho trovato una versione estrema di Suicicde club per quanto riguarda i difetti; un film soverchiato dai twist plot.

Invece ho amato Cold fish, cattivissimo e spiazzante.

Christian ha detto...

Sì, un po' di confusione c'è. Ma direi che fa parte del fascino del film, che lancia tante suggestioni senza voler tirare le fila di tutto e a tutti i costi. Vuole porre domande sllo spettatore senza dare le risposte, inquietare senza rassicurare con una soluzione facile...

"Strange circus", come ho scritto, non l'ho ancora visto. "Cold fish" invece era stato il mio primo incontro con Sion Sono e l'avevo trovato molto spiazzante. Forse non del tutto di mio gusto, ma comunque interessante. Non ho digerito invece "Himizu".