Mood indigo (Michel Gondry, 2013)
Mood indigo - La schiuma dei giorni (L'écume des jours)
di Michel Gondry – Francia/Belgio 2013
con Romain Duris, Audrey Tautou
***
Visto in divx alla Fogona, con Monica e Marisa.
Adattare per il grande schermo il romanzo di Boris Vian "La schiuma dei giorni" poteva sembrare un'impresa impossibile, visto che il libro è un surreale concentrato di bizzarria, follia, romanticismo, cinismo in stravagante forma letteraria. Per provarci, nessuno era dunque meglio di Michel Gondry, regista di pellicole visionarie e sopra le righe come "Se mi lasci ti cancello" e "L'arte del sogno" (le due, della sua filmografia, che più assomigliano a questa per soluzioni visive, effetti speciali e fusione fra realtà e sur-realtà). Se lo scheletro della trama potrebbe apparire ben calato nella quotidianità, con un finale tragico addirittura da opera ottocentesca (la morte di Chloè come quelle di Mimì o Violetta), tutto è però rivestito di trovate ingegnose, curiose, assurde, colorate e bizzarre, che nella versione cinematografica spaziano – come riferimento – dall'eccentricità di un Terry Gilliam alla stop motion di Jan Švankmajer fino all'estetica di un Jean-Pierre Jeunet (non a caso il personaggio femminile è interpretato da Audrey "Amelie" Tautou). Certo, la debordanza visiva finisce in parte col sovrastare i contenuti, ma era il prezzo da mettere in conto. Il protagonista, Colin (Duris), è un benestante gaudente e fannullone che trascorre le sue giornate senza lavorare, nutrito da Nicolas (Omar Sy), il suo cuoco e servitore tuttofare, spesso in compagnia dell'amico Chick (Gad Elmaleh), ammiratore fanatico dello scrittore e filosofo Jean-Sol Partre (evidente parodia di Sartre). Quando l'amico si fidanza con Alise (Aïssa Maïga), nipote di Nicolas, anche Colin – un po' per noia, un po' per invidia – "decide di innamorarsi". E l'incontro con Chloé, "reincarnazione" di una canzone di Duke Ellington, cambierà la sua vita. Dopo un breve fidanzamento, i due infatti si sposano. Ma presto la ragazza cade preda di un'atroce malattia: una ninfea cresce nei suoi polmoni, e per tenerla a bada sarà necessario circondarla continuamente di fiori. Tutto però è inutile: per pagare le cure alla moglie, Colin spende tutto il proprio denaro ed è costretto a lavorare. E mentre il mondo attorno perde progressivamente i suoi colori (e, in particolare, la casa di Colin si fa sempre più piccola, buia e claustrofobica), la vita di Chloé giunge al termine. Il film si conclude tragicamente in bianco e nero (quando era iniziato ricolmo di luce, gioia, colori ed allegria). Al di là della trama, che segue progressivamente il passaggio dalla gioia alla rovina (anche per quanto riguarda i personaggi secondari, come Chick e Alise), quello che colpisce (e che dà valore al film) è – come detto – la cornice in cui è collocata, fra pietanze prelibate, campanelli semoventi, topolini curiosi, pianoforti che mescolano cocktail, auto trasparenti, cabine-nuvole che vagano per la città, matrimoni competitivi, piogge dimezzate, balli che allungano le gambe, e mille altre trovate stravaganti, non fini a sé stesse ma utili a rappresentare gli stati d'animo dei personaggi attraverso il mondo che li circonda, e che decade in contemporanea al crollo d'animo dei suoi abitanti. Gondry fa ricorso a sequenze in animazione, magrittiane, surreali, a un misto fra natura e tecnologia, a soluzioni visive ed espressioniste (alcune delle quali mutuate dai videoclip di cui è stato regista), per realizzare una pellicola che possa essere un equivalente del testo di Vian (che all'interno del film, fra l'altro, si immagina essere prodotto da centinaia di dattilografi che si danno il cambio su file di macchine da scrivere in movimento). Alain Chabat è il cuoco Gouffé, che appare in video nel frigorifero e nel forno di Colin; Charlotte Le Bon è Isis, l'amante di Nicolas.
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